sabato 13 settembre 2008

Berlusconi IV: Mariastella Gelmini


Quando Letizia Moratti diventò ministro dell'Istruzione e stravolse la scuola con una riforma insensata, in molti pensarono che si stesse toccando il fondo, anche se la riforma fu studiata in nome dell'"innovazione". A quanto pare, con il Berlusconi IV e il nuovo ministro Mariastella Gelmini, si sta provvedendo a raschiare il fondo.

Questa 35enne avvocatessa bresciana, militante di Forza Italia fin dalla tenera età di 21 anni - gioventù bruciata - nel suo curriculum politico vanta grandiosi successi come la cacciata da presidente del consiglio comunale di Desenzano del Garda per inoperosità e, soprattutto, del progetto di legge, presentato lo scorso febbraio, "per la promozione e l'attuazione del merito nella società, nell'economia e nella pubblica amministrazione". Parole sante, se non fosse che, come ha scritto il Corriere qualche giorno fa, la paladina del merito nel 2002 emigrò a Reggio Calabria per il suo esame di Stato, perché la sua famiglia "era povera ed avevo bisogno di lavorare".

Tra i veri meriti e successi della Gelmini, scherzi a parte, la solerzia e fedeltà con cui è stata membro della giunta per le autorizzazioni a procedere, del comitato parlamentare per i procedimenti di accusa e della II commissione giustizia nella scorsa legislatura. Tra i suoi memorabili discorsi in aula, la condanna delle intercettazioni ("«Bancopoli», «calciopoli», «vallettopoli», oltre che rappresentare macroscopiche falle e storture del sistema Italia, sono soprattutto patologiche manifestazioni di un sistema infetto dalla costante violazione del diritto di ognuno alla propria riservatezza, in nome di una non meglio delineata (??) verità da dimostrare"), la difesa a spada tratta di Sgarbi dopo uno dei suoi violenti attacchi alla magistratura e poco altro e il tentativo di diminuire le pene per alcuni tipi di reati ambientali. Un curriculum di tutto rispetto per chi vuole diventare ministro, altro che Mara Carfagna.

Ma a proposito di dicastero. La Gelmini nel giro di qualche mese è riuscita nell'arduo compito di riportare la scuola italiana indietro di cinquant'anni, con il ripristino del voto in condotta e del maestro unico e la ridicola proposta di far tornare obbligatorio il grembiule per gli studenti (sarà rimasta affascinata da qualche college movie americano), e di far scendere in piazza una categoria, quella dei docenti, solitamente non incline a gesti così eversivi. In nome del sacro concetto dei "tagli", rischiano di restare a casa migliaia di docenti, precari e non. Come ha detto Gian Antonio Stella qualche settimana fa, si può anche parlare (e agire) di grandi valori come la meritocrazia, ma bisognerebbe anche avere la dignità per farlo, in un'epoca in cui chi predica bene razzola sempre malissimo.