giovedì 22 maggio 2008

Doppia furbata

Come ha giustamente rilevato Umberto De Giovannangeli sull'Unità due giorni fa, ripreso da Marco Travaglio su Voglio Scendere, questo governo è in carica da pochi giorni ma quanto a crisi diplomatiche si sta già portando avanti con il lavoro. Prima la storiella delle regole d'ingaggio dei militari in Libano e in Afghanistan, poi la Libia che non voleva Calderoli ministro dopo la sua leggendaria performance in t-shirt antiislamica, ora la Spagna che ci accusa di xenofobia. C'è tanto di cui parlare insomma.
Nel frattempo però Veltroni e il Partito Democratico, "per il bene del Paese", dialogano con il centrodestra, vanno a pranzo con il centrodestra, abbracciano e baciano il centrodestra, girano a braccetto con il centrodestra. E il centrodestra cosa fa? Ringrazia, e "per il bene del Paese" tira fuori due bei provvedimenti ad personam. Uno firmato Niccolò Ghedini, onorevole avvocato di Berlusconi, che propone di sospendere i processi per due anni nel caso gli imputati volessero prendere in considerazione il patteggiamento; poi i due anni diventano due mesi, infine l'emendamento sparisce. Unico eroe che urla allo scandalo: Antonio Di Pietro. La seconda furbata è invece targata Paolo Romani, berlusconiano di ferro e sottosegretario con delega alle Comunicazioni, argomento caro al premier; l'emendamento Romani aggira la sentenza della Corte di Giustizia Europea e salva ancora Rete4. Come per miracolo, forse fulminati sulla via di Montecitorio, i vertici del Pd si sono ricordati di essere opposizione, e si sono opposti, facendo addirittura ostruzionismo. E così i giornali berlusconiani - primo tra tutti "Il Giornale" gongolano, dicendo che finalmente Pd e Idv hanno trovato un motivo per andare d'accordo: il "comune cavallo di battaglia del conflitto di interessi".
Proprio per difendere la sentenza europea e i diritti di Europa7 e contro il conflitto di interessi, l'Italia dei Valori ha organizzato un sit-in in Piazza Montecitorio, questa mattina alle 11. Peccato che la stessa idea fosse venuta anche ai promotori di una manifestazione contro l'aborto. Le foto, ovviamente scattate dal sottoscritto, sono a dir poco emblematiche.

lunedì 19 maggio 2008

Passaparola

Da domani, il blog di Beppe Grillo ospiterà ogni lunedì alle 14 una rubrica, Passaparola, di Marco Travaglio. Chiunque potrà trasmetterla sul proprio blog - ecco le istruzioni - a patto che abbia più lettori del mio (non che sia difficile).

passaparola

mercoledì 14 maggio 2008

Scoop!

Si è parlato tanto di Marco Travaglio come di un disonesto e insincero cronista, con il vizietto della malalingua e i legami pericolosi (con un "golpista" come Di Pietro), con velleità da pubblico ministero e smanie forcaiole. Eppure è di poche ore fa la notizia delle dimissioni di Simone Luerti dalla carica di presidente dell'Anm, il sindacato dei magistrati, in seguito alla notizia, riportata dall'Espresso, di un suo incontro a fine 2006 con Clemente Mastella e Antonio Saladino, proprio nel mezzo della bufera giudiziaria (l'inchiesta "Why not") che coinvolse questi ultimi. In quei giorni l'Anm tentennava - se si vuole usare un eufemismo - nel difendere l'operato del pm Luigi De Magistris, il cui trasferimento andò in porto nell'indifferenza dei più. Adesso viene fuori che il nome del presidente Luerti era nell'agenda di Saladino, e gli stessi interessati confermano l'incontro, seppur con qualche reticenza (a quanto pare per entrambi Saladino era lì per caso).
Di chi è lo scoop? Per Repubblica è dell'Espresso, senza specificare il nome del giornalista; su Corriere, Stampa e Giornale si fa riferimento a "recenti articoli di stampa che hanno riportato informazioni incomplete e non approfondite" - parole identiche per tutti e tre, in inglese si dice "copy and paste" - Libero invece soprassiede. Il cittadino non informato dunque, dopo aver visitato i siti web di ben cinque quotidiani, si fa l'idea che ci siano stati i soliti giornalisti impiccioni che hanno inventato tutto, rompendo le uova nel paniere di chi invece è onestissimo, così onesto che aveva detto di non vedere più Saladino da quasi dieci anni.
In realtà lo scoop non è uno scoop. Gli atti dell'inchiesta "Why not" sono pubblici ed aperti a qualsiasi giornalista curioso di saperne di più e non in attesa che le "news" gli cadano in testa mentre fuma il sigaro davanti alla sua scrivania. L'unico che ha avuto la brillante idea di fare il suo mestiere è stato proprio Marco Travaglio, che ha pubblicato la notizia nella sua rubrica "Signornò": ma parlare bene di Travaglio non si può, specie da quando è così antipatico al potere. Perciò di lui si parla solo quando fa comodo, per demonizzarlo, per farne un mostro, come Grillo, come De Magistris, come Clementina Forleo (definitivamente cacciata da Milano proprio qualche giorno fa).

Televisione di Regime

Si è alzato un gran polverone, nei giorni scorsi, sul cosiddetto "caso Travaglio", anche se, come abbiamo visto anche in passato con i casi Forleo e De Magistris, definirlo caso Travaglio dà l'impressione che ci sia interesse a distogliere l'attenzione dal problema. Se infatti il caso Forleo avrebbe dovuto essere "caso Unipol" e il caso De Magistris "caso Mastella" o "caso Calabria", l'intervista di Travaglio a Che tempo che fa di domenica sera e le polemiche ad essa seguite meritavano di essere ricordate quantomeno come "caso Schifani".
Travaglio ha infatti notato con quale giubilo i giornali e le televisioni italiane hanno accolto l'elezione alla seconda carica dello Stato dell'ex capogruppo al Senato di Forza Italia, senza ricordare il suo passato "scomodo"; Schifani ha infatti sul groppone un paio di amicizie sconsiderate - per dirla con D'Avanzo - Benny D'Agostino e Nino Mandalà, suoi ex soci in affari nella Sicilia Brokers, e con cui mantenne rapporti almeno fino alla metà degli anni '90. D'Agostino e Mandalà sono stati poi arrestati e condannati per mafia nel 1998, ma anche se è difficile credere che mafiosi lo siano diventati solo dopo il 1996, in un paese normale chi arriva a presiedere la Camera alta del Parlamento dovrebbe spiegare queste liaisons dangereuses, se non ai giornalisti, almeno agli elettori.
La gogna ha invece travolto colui che ha sollevato il problema, per la ormai vecchia e stolta abitudine italiana di guardare il dito anzichè la luna. Travaglio è stato accusato di linciaggio, di vilipendio, di aver insultato sulla tv pubblica e "senza contraddittorio" (a ridaje) la seconda carica dello Stato; Fazio, che lo ospitava, è stato costretto a scusarsi in diretta e a dissociarsi dalle parole del suo intervistato. Gli affondi più duri però non sono arrivati dal centrodestra (gli attacchi di un Gasparri o di un Landolfi lasciano il tempo che trovano), ma da due personaggi di rilievo del Partito Democratico - Luciano Violante e Anna Finocchiaro, quest'ultima reduce dal disastro alle regionali in Sicilia - i cui elettori stanno probabilmente iniziando a chiedersi quale fosse il mandato elettorale del Pd e se nello stesso fosse compresa la difesa della libertà di stampa e di opinione.
Chiaramente, alle sterili polemiche derivanti dal riassestamento della tv pubblica con il nuovo governo appena nominato non siamo così disabituati; ciò che colpisce ancora una volta è l'intoccabilità della televisione. Come sette anni fa con Luttazzi, ancora una volta si alza un polverone assurdo per un fatto già ampiamente trattato da libri e giornali (I complici di Lirio Abbate e Peter Gomez, Se li conosci li eviti dello stesso Gomez e Marco Travaglio, gli articoli di Travaglio su l'Unità), solo perchè certi argomenti devono necessariamente essere banditi dalla televisione generalista. Ma se sette anni fa certi mazzolamenti censorei erano un minimo contrastati dall'opposizione, adesso avvengono nel più totale ed assordante silenzio.

lunedì 5 maggio 2008

Polemica sterile ma parecchio divertente

Non per essere ripetitivo, ma sono tornato (ma questa è l'ultima volta, giuro) sul blog di Paolo Liguori per porre gentilmente un quesito ai frequentatori abituali - che non sono più di 10 ma che arrivano a lasciare fino a 1000 commenti a post - per la precisione lo stesso quesito che mi ponevo un paio di giorni fa: che cos'è il contraddittorio? E' forse vedere qualcuno che insulta un giornalista che parla urlandogli "pezzo di merda" e "testa di cazzo"? Chiaramente, le risposte alla mia domanda sono state perlopiù prive di senso. Riporto le più esilaranti:
  • "In un paese normale chi paga le tasse è tranquillo, qui anche se sai di essere a posto ogni volta che c’è un condono il commercialista ti dice paga che nn si sa mai. I comuni rossi che danno gli appalti alle coop rosse nn sono un conflitto di interessi? Deve essere un paese normale solo per ciò che fa comodo alla sinistra?" (e che c'entra la mia domanda sul contraddittorio con tutto ciò?)
  • "Travaglio si lamenta tanto dell’Italia,cosa ci sta a fare? Santoro dice che in Italia non c’è libertà? e la sua trasmissione cos’è? RAI3 cos’è? Repubblica cos’è? mi sembra che ad ogni cosa ci sia un limite e che questo limite lo ricordi Sgarbi la dice lunga" (un concetto di libertà alquanto strano);
  • "Santoro, oltre che essere un gran pezzo di puppù, è quella sottospecie di serpe umana, infima e skifosaa che leva la parola a ki non la pensa come lui. E quando dico “non la pensa come lui” si intende che “non è di sinistra” come lui. E’ una merdaccia umana, che meriterebbe di essere radiato dall’ordine dei giornalisti e bannato dalla TV pubblica che egli usa per strumentalizzare le menti sottosviluppate di ki li va dietro" (senza parole);
  • "nel tuo sito ti definisci : schierato, fazioso, incazzato e convinto che , come dice il grande Giorgio Gaber, “libertà è partecipazione”. E bravo il nostro dottore in “scienza della comunicazione” (un’altro!). Giorgio Gaber è l’emblema dell’antifaziosità. Tant’è vero che le testine di siluro della sinistra si sono lambiccate il cervello per lustri cercando di capire da che parte stesse Giorgio Gaber.Per le testine di siluro era inconcepibile che un’artista non appartenesse alla loro parrocchia. La frase “libertà è partecipazione” non significa per forza schierarsi a sinistra o a destra" (a parte che i miei studi e le mie ambizioni sono affar mio, e a parte che si può dormire la notte anche senza schierarsi a destra o a sinistra, questa avventurosa disamina delle parole di Gaber mi sembra un po' troppo avventurosa).

Ovviamente avevo risposto a tono sul blog a questi commentini (ce n'erano anche altri, i più curiosi potranno leggerli qui), ma il signor Liguori o chi per lui ha pensato bene di tenere la mia risposta in ghiaccio non pubblicandola: questa sì che è libertà di opinione. Ma stia pure tranquillo, signor Liguori: non si disturbi a bloccare i commenti sgraditi, tanto il suo blog non lo guarda nessuno.

domenica 4 maggio 2008

Censura legalizzata

A quanto risulta dai coloriti commenti presenti in vari siti di simpatizzanti del centrodestra, primo fra tutti il blog di Paolo Liguori, la presenza di giovedì sera ad Annozero di Vittorio Sgarbi e i suoi ripetuti insulti a Marco Travaglio, Roberto Natale e Norma Rangeri sono molto piaciuti. Citando qualche attento e disinteressato lettore, infatti, Travaglio sarebbe "sbiancato" in volto perché non abituato al "contraddittorio", e bene avrebbe fatto Sgarbi a dare del bugiardo a lui e a Michele Santoro. Per la verità, pur essendo riuscito a vedere solo le poche scene incriminate e non tutta la trasmissione, l'evidenza dei fatti mi suggerisce di evidenziare le continue e volgari interruzioni di Sgarbi mentre Travaglio riportava due verità, ovvero che Enzo Biagi è stato cacciato dalla Rai per ordine di Berlusconi e che tutti i giornali usufruiscono dei finanziamenti pubblici, compreso Il Giornale su cui scrive lo stesso Sgarbi.
Ma più che sugli insulti e sulle parolacce del presunto critico d'arte, che tra l'altro hanno fatto impennare gli ascolti della trasmissione - anche se dubito che ai telespettatori sia piaciuta più di tanto la penosa scena - vorrei soffermarmi su due punti cruciali. Il primo è il monito del presidente Rai Petruccioli, secondo il quale Santoro avrebbe confuso "la libertà del giornalista e la responsabilità del conduttore con l'appalto, di fatto, della Tv Pubblica a Terzi che ne fanno un uso arbitrario e indecente"; in particolare, Petruccioli si è scagliato contro gli "insulti inconcepibili e privi di qualunque giustificazione di Grillo al Presidente della Repubblica, oltrechè ad una personalità universalmente stimata come il Professor Umberto Veronesi". Nessun commento invece sugli insulti di Sgarbi agli altri giornalisti presenti: perché? E perché nessuna presa di posizione in difesa del più grande giornalista italiano, Enzo Biagi, che secondo Sgarbi ha lasciato la Rai perché non gli andava bene un orario diverso e preferì intascare la liquidazione?
Il secondo punto riguarda invece il senso comune che ha acquistato il termine "contraddittorio"; secondo la definizione di Wikipedia, "il principio del contraddittorio esprime la garanzia di giustizia secondo la quale nessuno può subire gli effetti di una sentenza, senza avere avuto la possibilità di essere parte del processo da cui la stessa proviene, ossia senza aver avuto la possibilità di un'effettiva partecipazione alla formazione del provvedimento giurisdizionale". Negli ultimi anni, il contraddittorio è diventato una specie di ossessione nella televisione italiana: tutto cominciò quando Daniele Luttazzi intervistò proprio Marco Travaglio durante il suo programma Satyricon, intervista in cui il giornalista raccontava alcuni fatti che erano stati accertati dai magistrati di Palermo sull'origine delle fortune di Silvio Berlusconi, fatti che aveva raccolto in un libro, L'odore dei soldi. Luttazzi fu accusato, e con lui la Rai, di aver fatto opera di linciaggio di quello che era il futuro premier, intervistando Travaglio "senza contraddittorio". Anche a Sabina Guzzanti, quando il suo programma Raiot fu chiuso dopo una sola puntata, venne rimproverata l'"assenza di contraddittorio". Anche Report, dopo una celebre puntata su mafia e politica, cadde nell'accusa di mancato contraddittorio, mentre a Blu Notte di Lucarelli fu impedito di andare in onda durante la campagna elettorale perché la puntata in questione parlava della mafia e mancava il contraddittorio. Infine, anche Annozero viene sistematicamente tacciato di fare giornalismo fazioso senza contraddittorio. Ora, qualcuno sarebbe capace di spiegarmi che cos'è, questo benedetto contraddittorio? Significa forse che quando un giornalista dice un fatto vero, deve essercene un altro che riequilibra la situazione dicendo una balla? Significa che mentre parla Travaglio, deve esserci uno Sgarbi pronto ad interromperlo chiamandolo "pezzo di merda"?