domenica 29 giugno 2008

Assolta


In un post di qualche settimana fa, da inguaribile pessimista, avevo scritto che Clementina Forleo era stata definitivamente cacciata dal Tribunale di Milano. In realtà, fortunatamente, qualche giorno fa è arrivata la sua assoluzione davanti alla sezione disciplinare del Csm, presieduta da Nicola Mancino. Le accuse di cui doveva rispondere erano legate al provvedimento con cui, il 20 luglio dello scorso anno, la Forleo aveva richiesto alle Camere l'autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni di alcuni parlamentari - D'Alema, Latorre e altri - nell'ambito delle inchieste sulle scalate bancarie. Per il Pg della Cassazione il gip di Milano aveva usato "accenti suggestivi e denigratori" in un "abnorme e non richiesto giudizio anticipato" quando definì i politici in questione "consapevoli complici di un disegno criminoso". Il Csm, dopo due ore di camera di consiglio, l'ha assolta, perchè "il fatto non costituisce illecito disciplinare".
E' dunque finito, almeno si spera, il calvario della giudice di origine brindisina, la cui professionalità e sanità mentale sono state messe in discussione ripetutamente negli ultimi due anni, da quando, appunto, si è ritrovata ad avere a che fare con le inchieste sulle scalate bancarie. "Avere fiducia nella giustizia prima o poi paga", ha dichiarato sorridente, facendo gli auguri anche al collega Luigi De Magistris, vittima come lei di un massacro mediatico dopo le sue inchieste trasversali sui legami tra imprenditoria, magistratura, criminalità e politica.
Ciò che colpisce è la tranquillità con cui la Forleo è stata assolta ora che al governo c'è il centrodestra, dopo la ferocia e la violenza con cui, quando al governo c'era il centrosinistra, veniva tacciata persino di essere pazza. E' facile ricordare le polemiche seguite alla sua partecipazione ad Annozero. Chissà se non abbiamo trovato un lato positivo nella vittoria di Berlusconi alle scorse elezioni: alla luce degli ultimi avvenimenti, l'ironia è d'obbligo.

domenica 22 giugno 2008

Parola

Ci siamo. Se fino a qualche mese fa, in campagna elettorale, i problemi più gravi dell'Italia erano "le famiglie che non arrivano alla fine del mese", "i rifiuti di Napoli" e "la sicurezza", ora le cose stanno cambiando. I veri problemi sono diventati i reati più recenti, quelli post 2002. Tra gli ante 2002, guarda caso, c'è anche una certa corruzione giudiziaria, 600mila dollari versati ad un certo avvocato, David Mills, già ideatore dell'architettura all'estero della tesoreria «parallela» della Fininvest nonché testimone pro Berlusconi in vari processi. Il Financial Times, che probabilmente si informa in televisione, dà ragione al premier perché i giudici in Italia sono politicizzati; chiaramente il Tg1 riprende subito l'articolo, per dare autorevolezza alle gesta del noto statista. Peccato che nessuno abbia finora raccontato nulla del processo, del come è nato, delle prove schiaccianti e non, della tesi dell'accusa e della difesa dell'imputato. Solo grandi sproloqui sulla necessità di "dare la priorità ai processi per i reati più gravi e più recenti", come se la gravità fosse direttamente proporzionale alla freschezza temporale.
Ma nel parlare di ciò, ho già dato. E' evidente che, ora che è passata questa ennesima vergogna, passerà anche il lodo-scudo-spaziale per le cinque alte cariche (specialmente la più bassa), dopo di che Berlusconi, alla fine del suo mandato, si farà eleggere al Quirinale e il processo Mills, e con lui tutti gli altri processi in cui è ancora imputato - incredibile ma vero, ce ne sono sempre di nuovi - andranno definitivamente a monte. Nel parlare dell'atteggiamento del Pd, ho già dato: le ultime memorabili avventure di Parisi, Franceschini, Fioroni e compagnia bella che anziché ascoltare i loro elettori continuano a scannarsi sono emblematiche. La Sinistra poi, dopo essere sparita dal Parlamento, è sparita anche dalla televisione, per motivi misteriosi ma nemmeno tanto. La Lega, famosa forza anti-casta, conferma ancora il suo predicare bene e razzolare maluccio (cosa diranno gli elettori della Lega del sostegno alle varie leggi salvapremier? sempre se lo verranno a sapere...). Ciò su cui vorrei invece sbilanciarmi, è una manciata di notizione prese a caso sui giornali degli ultimi giorni, notizione veramente imperdibili per l'opinione pubblica.
1 - Belen Rodriguez ha dichiarato che se il suo fidanzato Borriello gioca un quarto d'ora e segna, sarà pronta a spogliarsi. Un po' come se Selen dicesse "se piove a gennaio, faccio un film porno".
2 - Berlusconi chiede al vescovo di Tempio Pausania di cambiare le regole, in modo che anche i divorziati come lui possano tornare a fare la comunione. A parte che lui la comunione dopo il divorzio l'ha fatta eccome - ai funerali di Craxi - probabilmente si è accorto che l'unica cosa che gli manca, dopo aver salvato Rete4 ed essersi liberato dei suoi guai giudiziari, è proprio la comunione. Non si accontenta mai.
3 - Sempre Berlusconi, qualche giorno fa ha comprato dei coltelli telefonando al centralino di una televendita.
4 - 5 anni di carcere ad una femminista in Iran (si prepara la guerra?).
5 - Carla Bruni si sente francese e di sinistra.

lunedì 16 giugno 2008

Governo ombra, opposizione fantasma


Finalmente! Dopo circa due mesi di governo e un paio di emendamentini nascosti qua e là e poi ritirati - quello sul patteggiamento e quello per salvare Rete4 - finalmente il nostro premier esce allo scoperto e tira fuori, per mano dei due appositi soldatini Vizzini e Berselli, un bell'emendamento al decreto sicurezza che bloccherà il processo Mills, in cui Berlusconi è accusato di corruzione giudiziaria. Secondo il Capo, si tratta di "un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti", come se i reati più gravi fossero anche i più recenti, e bisogna approvarlo assolutamente perché il processo Mills è "l'ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un tribunale anch'esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria". Da come ne parla, sembra quasi che sia sicuro di essere condannato.
Ma non è mica finita qui: oltre all'emendamento che blocca i processi, abbiamo anche il Lodo Schifani-bis, quello che bloccava i processi alle alte cariche dello Stato, già dichiarato incostituzionale dalla Suprema Corte e ora rispolverato in pompa magna. Qualcuno, dalla parte dell'opposizione, ha già ricordato al premier che quel lodo era incostituzionale, e che se proprio vuole ripresentarlo, dovrà farlo come legge costituzionale. Veltroni, caduto dal pero per l'occasione, si è detto "stupito" per le ultime mosse del governo (Rete4, intercettazioni, lodo ammazzaprocessi, deliri leghisti sull'Europa) ed ha addirittura minacciato di interrompere il dialogo. Casini si è detto invece dispiaciuto del fatto che ora, per colpa di questa piccola magagna del premier, non si potrà che "rompere quel clima di collaborazione istituzionale che si era ben avviato tra maggioranza e opposizione".
Che peccato. Io non so dove abbia vissuto il signor Veltroni negli anni dal 2001 al 2006, come non so se lo stesso sappia che le reti Mediaset sono di proprietà di Berlusconi e non di Confalonieri, come non so se sappia che "il principale esponente dello schieramento politico a noi avverso" è implicato in un paio di processi nei quali rischia di venire condannato durante il suo governo, fatto che renderebbe l'Italia ancora più ridicola di quanto non sia già. Ma so benissimo una cosa, e cioè che i suoi elettori, chi ha votato Pd come chi ha votato Italia dei Valori, sapevano chi è Berlusconi, e per questo non lo hanno votato. Ci si può scannare finchè si vuole sulle ragioni politiche o sociali di una sconfitta - anzi, di più sconfitte dato che la destra continua a vincere in tutte le amministrative - ma se Veltroni e i suoi non si rendono conto, come sta facendo invece Di Pietro, che Berlusconi pensa solo ai suoi interessi e che con lui non si può dialogare, non solo si getterà l'Italia definitivamente nel cesso, ma si manderà anche Bellachioma al Quirinale. E sui libri di storia. Opportunamente revisionati.

venerdì 13 giugno 2008

Addio intercettazioni


Il video qui sopra è un esempio di scuola dell'importanza del tema del conflitto di interessi nell'informazione televisiva. In uno spezzone di meno di dieci minuti, in totale sprezzo della dignità della gente, si fa disinformazione pura, mettendo insieme un'accozzaglia di luoghi comuni, leggende metropolitane, accuse gravi e bugie vere e proprie. Si parla delle parole di Napolitano come di una direttrice da seguire nello sviluppare il ddl sulle intercettazioni, ma il capo dello Stato ha solo detto che su un tema delicato come questo servirebbero larghe intese, non ha detto che il ddl va bene e che l'opposizione deve adeguarsi.
Quanto al Pd, è discutibile la posizione di Veltroni che afferma che le intercettazioni non devono finire sui giornali - ma se non fossero finite sui giornali ora Moggi sarebbe al suo posto, e con lui Fazio e altri furbetti - ma Fede non può dire che "anche il Pd è d'accordo su questo disegno di legge". Così come non si può dire che le utenze intercettate sono 124mila, e quindi anche i cittadini intercettati sono 124mila, perché non è vero (ogni mafioso o spacciatore intercettato ha almeno 5 o 6 utenze, in più si intercettano anche i parenti, le utenze di casa, ecc.). Così come non si può dire che i costi delle intercettazioni sono un terzo dei totali costi della giustizia, perché non è vero. Quella che Fede chiama "mortificazione della vita privata delle persone" non è altro che un'opera di lecchinaggio esagerata nei confronti del suo padrone e dei suoi amici.
Ciò che più indigna però non è nè il Tg4 che fa il suo mestiere, dall'alto delle sue frequenze abusive, nè il ddl stesso, che Berlusconi aveva già preannunciato in campagna elettorale. Ciò che più indigna è l'Ordine dei giornalisti. Ciò che più indigna è l'Authority per le Comunicazioni. Dove sono queste autorità, sempre pronte a censurare Santoro e Travaglio quando dicono qualche verità e sempre addormentate davanti ad un giornalismo mafioso e disonesto come quello del "fido" Emilio?

sabato 7 giugno 2008

La Sinistra che non è di sinistra

Pubblico un articolo di Marco Travaglio su l'Unità di qualche giorno fa, solo perché avrei voluto scriverlo io. Prima o poi ci arriveremo.

Edmondo Berselli osserva su Repubblica che «negli ultimi giorni si è assistito a un fenomeno straordinario di conformismo verso il nuovo potere... turiboli d'incenso sparsi per celebrare la liturgia del grande ritorno», ennesimo sintomo dell'«ineffa­bile amore di buona parte delle élite italiane per qualsiasi potere, purché forte e spregiudicato», che «riversa sul centrodestra un'onda di consenso aprioristico, non condizionato dalla verifica dei risultati attesi. Un consenso "a prescindere"». Berselli ce l'ha con la non-opposizione del Pd (i «diversamente concordi», Ellekappa). Ma poi, mentre il Pd si oppone un pochino alla legge salva-Rete4, ecco un editoriale di Liberazione dal titolo: «Ma chi se ne frega di Rete4». È il solito benaltrismo dei compagnucci della parrocchietta, non a caso recentemente estinti. Per loro il problema è sempre un altro. Non è il monopolio berlusconiano delle tv, cioè della non-informazione, dell'immaginario colletti­vo, del senso comune, della scala dei valori e soprattutto dei disvalori degl'italiani. Ma, com'è noto, è il modello di sviluppo, la globalizzazione, e naturalmente il Chiapas.
Credo, anzi temo che chi sostiene questa bizzarra tesi non sia un venduto: temo sia in buona fede. Chi si dedica con passione agli ultimi, ai temi dei salari, del precariato, dell'ambien­te, della pace, della laicità, dei diritti civili, dell'antifascismo non ha ancora compreso che su questi fronti l'Italia non farà mai un solo passo avanti proprio perché questi temi - salvo qualche rara oasi di libertà - non appaiono mai in tv, dunque non diventano centrali nel dibattito politico e culturale, dunque «non esisto­no». Chi lamenta la scomparsa della classe operaia dalle tv e dunque dai giornali e dalla politica dimentica che è frutto del monopolio tv, dei 6-7 palinsesti tutti uguali, della mancanza di pluralismo e di libero mercato.
La battaglia per spedire Rete4 su satellite e trasferirne le frequenze a Europa7 non è un dispetto a Berlusconi o a Fede. E neppure, solo, una battaglia di legalità per rispondere a due sentenze della Consulta, a una della Corte di giustizia europea e a due procedure d'infrazione dell'Ue (che, fra l'altro, ci costerebbero multe salatissime). È soprattutto una battaglia per aprire il mercato tv a un nuovo soggetto. Che non solo ha il sacrosanto diritto di praticare il suo business. Ma porterebbe pure un grande beneficio a tutto il Paese. Se i governi di destra e sinistra dal 1999 a oggi avessero fatto il proprio dovere, assegnando a Europa7 le frequenze necessarie per esercitare la concessione regolarmente vinta (e persa da Rete4), da nove anni i cittadini potrebbero scegliere col telecomando un'emittente in più, oltre alle solite e sempre più simili Rai, Mediaset e La7.
Non so che editore sia Francesco Di Stefano, perché nessuno gli ha mai dato modo di mettersi in gioco. Ma se non è proprio un fesso autolesionista immagino che avrebbe messo in piedi una tv radicalmente alternativa a quelle esistenti. Per pescare anzitutto nel serbatoio di quei 30 milioni che oggi tengono il televisore spento. Il suo interesse economico l’avrebbe spinto a dare al pubblico di Europa7 ciò che Rai, Mediaset e La7, legate a filo doppio alla politica, non possono o non vogliono dare. Non avrebbe faticato a inventare un palinsesto e a trovare chi lo realizzasse: avrebbe ingaggiato Biagi, Santoro, Luttazzi, Guzzanti, Fini, Beha, Freccero e altri grandi professionisti più o meno noti, banditi per anni (e, in buona parte, oggi). Se non l’avesse fatto, avrebbe condannato la sua tv al più cocente fallimento. E sarebbe scomparso dalla scena, liberando le frequenze per qualcun altro più capace di lui. Se invece l’avesse fatto, avrebbe intercettato una gran voglia di informazione, di satira, di spettacolo diversi da quelli che siamo abituati a subire. E avrebbe rubato pubblico e pubblicità ai monopolisti di sempre.
Naturalmente è proprio quest’eventualità che terrorizza il partito azienda e il sistema dei partiti, di destra ma anche di una bella fetta del centrosinistra. Ed è per questo che non l’hanno mai lasciato nemmeno provare, riuscendo persino a oscurare lo scandalo Europa7. Così che, nel 2008, qualche compagnuccio mitridatizzato dalla propaganda del monopolio sbuffasse in prima pagina: «Chi se ne frega di Rete4». Missione compiuta.