lunedì 28 aprile 2008

Dovere di servizio

I video qui sotto raffigurano l'intervento di Marco Travaglio al Vday di tre giorni fa, in piazza San Carlo a Torino, evento a cui hanno partecipato milioni di persone in tutta Italia e nel mondo (un milione e mezzo circa di firme raccolte complessivamente per i tre referendum, a detta di Beppe Grillo). Di cosa parla Travaglio? Tra le altre cose, della fantomatica emergenza sicurezza di cui si parla a reti unificate da qualche settimana (di troppo), guarda caso in concomitanza con la campagna elettorale delle elezioni amministrative al comune di Roma, in cui Alemanno ha puntato tutto proprio sul tema sicurezza. Il risultato è stato esaltante: quasi il 54% dei romani ha votato per Alemanno, trombando l'ex vicepremier Rutelli.
Eppure solo tre anni fa proprio Alemanno prese una batosta memorabile da Veltroni, che vinse a mani basse annientando Forza Italia. Tecnologia del consenso? Potere della televisione? Secondo me sì. Per altri, forse, no. Ma di fronte ad un cambio di rotta così netto, pensateci bene quando qualcuno vi dice che le televisioni non contano niente: o non ci capisce nulla, o vi sta prendendo per il culo.



giovedì 24 aprile 2008

L'obsolescenza dei valori condivisi


Sessantatre anni. Domani si festeggiano sessantatre anni dalla liberazione dell'Italia dal nazifascismo, eppure succede qualcosa di strano. Quattordici anni fa, all'indomani della prima vittoria di Berlusconi alle elezioni e della prima volta al governo dei postfascisti (allora Msi), iniziò a farsi strada un certo imbarazzo riguardo la Resistenza, l'antifascismo, i valori condivisi, tra chi non aveva mai rinnegato il fascismo e anzi lo rimpiangeva. Adesso non c'è nemmeno più l'imbarazzo: ad Alghero viene vietata Bella ciao, il sindaco di Milano Letizia Moratti non partecipa ai festeggiamenti (rispondendo con un po di ritardo ad Enzo Biagi che qualche anno fa si chiedeva se la vera Moratti fosse colei che accompagnava il padre ex partigiano in carrozzina o colei che sfilava per la sicurezza tra le bandiere di Fiamma Tricolore e Forza Nuova), il centrodestra tutto si astiene dal festeggiare. Insomma, dopo quattordici anni di cura Berlusconi, anche il 25 aprile è diventato una festa di parte.
Chiaramente i maggiori giornali, anzichè dare il giusto risalto al fatto che il nostro è l'unico paese europeo in cui l'antifascismo è un valore di parte (e nemmeno della maggior parte), si scatenano sul V-day atto II di Beppe Grillo, inventando una fantomatica rivalità tra l'iniziativa del comico genovese e i festeggiamenti per la Liberazione. C'è voluto un apposito post di Grillo per chiarire che "i partigiani, gli operai, gli uomini liberi del 25 aprile sono nostri fratelli"; guarda caso, la raccolta di firme promossa dal "V2day" riguarda tre referendum per abolire l'Ordine dei giornalisti, il finanziamento pubblico all'editoria e la legge Gasparri.
Da quando Grillo ha iniziato a parlare di questa sua intenzione - o meglio, dai primi suoi attacchi a giornali e televisioni - proprio giornali e televisioni hanno boicottato lui, i suoi seguaci e le sue iniziative, parlandone con lo stesso rispetto con cui si parla di un delinquente qualsiasi, e dimostrando con i fatti ciò che Grillo (ma non solo lui) denuncia da anni (precisamente da quando un certo editore ha iniziato a fare politica), ovvero la totale assenza di libertà di stampa dovuta ad interferenze da parte di ambienti politici, economici e finanziari.
Personalmente, pur sostenendo l'iniziativa, dubito che possa dare i frutti sperati. Innanzitutto perché un eventuale referendum vedrebbe la maggioranza di governo (e almeno tre televisioni) fermamente schierata per l'astensione. Quand'anche avesse successo, poi, al governo ci sarebbe comunque Berlusconi, che difficilmente si farebbe portar via da sotto il naso il suo strapotere mediatico. L'unica soluzione sarebbe sperare, ma dopo aver visto i numeri con cui ha vinto le elezioni dieci giorni fa, c'è ancora qualcuno che ha una speranza? Nel caso ci fosse, si faccia vivo.

martedì 15 aprile 2008

si salvi chi può

Chiavi di lettura delle elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008:
  • la Sinistra italiana è morta e sepolta;
  • Veltroni sperava di attirare i delusi del centrodestra e invece ha attirato solo una parte dei delusi del centrosinistra (vedi sopra);
  • agli italiani non interessano il conflitto d'interessi, la lotta alla mafia e la libertà di stampa;
  • nella politica italiana le bugie pagano (e bene);
  • l'antipolitica si esprime quasi totalmente nella Lega.

Ad ogni modo, per Veltroni e il Partito Democratico è stata una batosta.

venerdì 11 aprile 2008

Dichiarazione di voto

Siamo ormai a tre giorni dalle elezioni. La campagna elettorale è stata atipica, strana, con quindici candidati premier, partiti che si lamentavano del poco spazio in televisione (anche Berlusconi), fairplay a corrente alternata, antiberlusconismo moribondo e - soprattutto - bugie su bugie.
Ciò che colpisce di questa classe politica non è tanto l'inefficienza o la disonestà, alle quali siamo abituati ormai dagli anni di Tangentopoli, quanto la totale assenza di dignità, di decenza, che porta alcuni politici a ripetere concetti già espressi mille volte o a negare decisioni o dichiarazioni del passato. La presa di posizione di Beppe Grillo - il non voto è l'unico voto utile - unita all'originaria insofferenza di una parte della popolazione, porterà probabilmente ad un astensionismo molto elevato, la cui utilità mi lascia fondamentalmente perplesso, considerato il fatto che le elezioni servono per decidere chi dovrà andare a governare l'Italia, e dire "chissenefrega" è un atteggiamento alquanto rischioso davanti ad uno come Berlusconi.
Sono passati due anni dalle ultime elezioni, dalla fine dei cinque anni di disastri, delle elezioni europee e amministrative stravinte sistematicamente dal centrosinistra, delle epurazioni censorie, dallo spaventoso calo di consensi di Forza Italia, eppure Prodi è già tornato a Bologna e le previsioni vedono ancora il Cavaliere futuro premier. Non abbiamo davvero imparato niente? Cos'è successo di così grave in questi due anni per giustificare la "nostalgia" di Tremonti, Calderoli e Castelli?

In primo luogo, l'indulto, senza dubbio la mossa più masochistica che un governo appena eletto e con una maggioranza risicata potesse fare: un provvedimento peraltro viziato da un inciucio insopportabile con Forza Italia, per comprendere anche i reati dei colletti bianchi (e far uscire Previti di galera). In secondo luogo, la miriade di promesse elettorali (il famoso programma dell'Unione) fatte e non mantenute, dall'abrogazione delle leggi vergogna alle riforme del conflitto d'interessi e del sistema radiotelevisivo; tutto è rimasto intatto, grazie a Mastella e ad alcuni centristi che hanno ricattato Prodi per due anni interi. E allora dove nasce questa fantomatica "antipolitica", se non proprio in quell'elettorato di centrosinistra che aveva portato Prodi alla vittoria sperando che riuscisse davvero a cancellare le vergogne fatte dal centrodestra, e restando per l'ennesima volta deluso dalla litigiosità della coalzione? La gente che va in piazza con Grillo, che seguirà il suo consiglio di non votare, è per la maggior parte gente di centrosinistra.

Personalmente, ci sono un paio di cose che fatico a comprendere da qualche settimana a questa parte. La prima, il fatto che da quando è iniziata la campagna elettorale Walter Veltroni, il sindaco pluripremiato e superelogiato per il "modello Roma", all'improvviso sia diventato, agli occhi di qualcuno, uguale a Berlusconi; la strategia Veltrusconi, quella di premere sul pericolo inciucio tra Pd e Pdl nella quale ci sono cascati un po' tutti, da Bertinotti a Beppe Grillo, da chi è partita se non da Berlusconi medesimo, già ai tempi del dialogo sulla legge elettorale?
Di Berlusconi, poi (e qui arriviamo al secondo punto), fatico a comprendere le ultime uscite. Posto che tirare fuori Mangano facendo l'elogio dell'omertà serve ad attirare i voti mafiosi, che bisogno c'era di ritirare fuori la storia dei comunisti, dei brogli, della falsa laurea di Di Pietro, del "criminoso" Santoro e dei giudici da sottoporre ad esami mentali (Licio Gelli docet)? E che bisogno c'era di delirare di fantasiose cordate di famiglia per Alitalia in nome dell'"italianità"? Tra l'altro l'italianità è un mostro che viene a galla ogni volta che ci sono loschi interessi politici in gioco: dovremmo imparare a diffidare di questo termine.

In ogni caso, anche se il voto dovrebbe essere uno strumento con cui esprimere une preferenza per il candidato o il partito che si sente più vicino alle proprie idee, devo prendere atto che candidati e partiti vicini a me non ce ne sono. Ciò non toglie però che tra gli incapaci e (a volte) disonesti e i disonesti pericolosi, la scelta cade logicamente sui primi; forza Uòlter dunque, anche se avevo promesso a me stesso, dopo aver votato Ulivo due anni fa, che una simile stronzata non l'avrei mai più fatta. Cavillo alla mia promessa, la mia croce di grafite andrà sull'Italia dei Valori di Di Pietro, di cui si può dire tutto ma non che non sia una persona onesta, seria e per bene. Dato che non possiamo avere politici di livello, votarne uno onesto serve a farci essere un po' meno pessimisti.

martedì 1 aprile 2008

Non ci siamo per niente



Ci risiamo. A sei anni di distanza dall'ultimo "editto bulgaro", Berlusconi torna ad attaccare Santoro ed Annozero, affermando che il giornalista "continua impunemente a fare un uso criminoso della tv pubblica". C'è da scommettere che, in caso di ritorno al governo del cosiddetto Cavaliere, Santoro sparirà nuovamente dagli schermi come qualche anno fa, negli stessi giorni in cui peraltro la Corte dei Conti ha recapitato un “invito a dedurre” ai dirigenti Agostino Saccà (all'epoca dg) e ad Antonio Marano (direttore di Raidue) sul mancato impiego, nel periodo dal 2002 al 2005 dello stesso Santoro e di Sandro Ruotolo.

Il fatto più preoccupante non è però l'ennesimo diktat neofascista, specie in questa campagna elettorale in cui Berlusconi ci ha abituati a continue dichiarazioni insensate, dal caso Alitalia a Ciarrapico, dal "voto utile" agli attacchi al Quirinale, dalla sterile polemica con Prodi sull'Expo 2015 agli insulti gratuiti a Di Pietro. Ciò che preoccupa è invece il silenzio dei suoi avversari, Veltroni compreso; se infatti nel 2002 la reazione del centrosinistra fu veemente (almeno a parole) nel difendere la libertà di opinione e nel criticare il conflitto di interessi, stavolta un assordante silenzio si è abbattuto su Annozero.
Anzi, ci ha pensato il Partito Socialista (occhio al portafogli) a rincarare la dose, definendo Santoro "campione di faziosità che in ben 74 puntate e in quasi tre anni, è riuscito a non invitare mai Enrico Boselli". Intanto, le puntate di Annozero sono state finora 49, e in meno di due anni dato che il ritorno in Rai di Santoro è datato 14 settembre 2006. In secondo luogo, forse sarebbe stato più appropriato prendersela con i telegiornali, o con Vespa, o con le reti Mediaset piuttosto con una trasmissione che va in onda per due ore alla settimana. Ma la frustrazione derivante dall'essere stati scaricati da Veltroni e dalla consapevolezza di non avere idee nè elettori può giocare brutti scherzi.