giovedì 24 aprile 2008

L'obsolescenza dei valori condivisi


Sessantatre anni. Domani si festeggiano sessantatre anni dalla liberazione dell'Italia dal nazifascismo, eppure succede qualcosa di strano. Quattordici anni fa, all'indomani della prima vittoria di Berlusconi alle elezioni e della prima volta al governo dei postfascisti (allora Msi), iniziò a farsi strada un certo imbarazzo riguardo la Resistenza, l'antifascismo, i valori condivisi, tra chi non aveva mai rinnegato il fascismo e anzi lo rimpiangeva. Adesso non c'è nemmeno più l'imbarazzo: ad Alghero viene vietata Bella ciao, il sindaco di Milano Letizia Moratti non partecipa ai festeggiamenti (rispondendo con un po di ritardo ad Enzo Biagi che qualche anno fa si chiedeva se la vera Moratti fosse colei che accompagnava il padre ex partigiano in carrozzina o colei che sfilava per la sicurezza tra le bandiere di Fiamma Tricolore e Forza Nuova), il centrodestra tutto si astiene dal festeggiare. Insomma, dopo quattordici anni di cura Berlusconi, anche il 25 aprile è diventato una festa di parte.
Chiaramente i maggiori giornali, anzichè dare il giusto risalto al fatto che il nostro è l'unico paese europeo in cui l'antifascismo è un valore di parte (e nemmeno della maggior parte), si scatenano sul V-day atto II di Beppe Grillo, inventando una fantomatica rivalità tra l'iniziativa del comico genovese e i festeggiamenti per la Liberazione. C'è voluto un apposito post di Grillo per chiarire che "i partigiani, gli operai, gli uomini liberi del 25 aprile sono nostri fratelli"; guarda caso, la raccolta di firme promossa dal "V2day" riguarda tre referendum per abolire l'Ordine dei giornalisti, il finanziamento pubblico all'editoria e la legge Gasparri.
Da quando Grillo ha iniziato a parlare di questa sua intenzione - o meglio, dai primi suoi attacchi a giornali e televisioni - proprio giornali e televisioni hanno boicottato lui, i suoi seguaci e le sue iniziative, parlandone con lo stesso rispetto con cui si parla di un delinquente qualsiasi, e dimostrando con i fatti ciò che Grillo (ma non solo lui) denuncia da anni (precisamente da quando un certo editore ha iniziato a fare politica), ovvero la totale assenza di libertà di stampa dovuta ad interferenze da parte di ambienti politici, economici e finanziari.
Personalmente, pur sostenendo l'iniziativa, dubito che possa dare i frutti sperati. Innanzitutto perché un eventuale referendum vedrebbe la maggioranza di governo (e almeno tre televisioni) fermamente schierata per l'astensione. Quand'anche avesse successo, poi, al governo ci sarebbe comunque Berlusconi, che difficilmente si farebbe portar via da sotto il naso il suo strapotere mediatico. L'unica soluzione sarebbe sperare, ma dopo aver visto i numeri con cui ha vinto le elezioni dieci giorni fa, c'è ancora qualcuno che ha una speranza? Nel caso ci fosse, si faccia vivo.

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