venerdì 11 aprile 2008

Dichiarazione di voto

Siamo ormai a tre giorni dalle elezioni. La campagna elettorale è stata atipica, strana, con quindici candidati premier, partiti che si lamentavano del poco spazio in televisione (anche Berlusconi), fairplay a corrente alternata, antiberlusconismo moribondo e - soprattutto - bugie su bugie.
Ciò che colpisce di questa classe politica non è tanto l'inefficienza o la disonestà, alle quali siamo abituati ormai dagli anni di Tangentopoli, quanto la totale assenza di dignità, di decenza, che porta alcuni politici a ripetere concetti già espressi mille volte o a negare decisioni o dichiarazioni del passato. La presa di posizione di Beppe Grillo - il non voto è l'unico voto utile - unita all'originaria insofferenza di una parte della popolazione, porterà probabilmente ad un astensionismo molto elevato, la cui utilità mi lascia fondamentalmente perplesso, considerato il fatto che le elezioni servono per decidere chi dovrà andare a governare l'Italia, e dire "chissenefrega" è un atteggiamento alquanto rischioso davanti ad uno come Berlusconi.
Sono passati due anni dalle ultime elezioni, dalla fine dei cinque anni di disastri, delle elezioni europee e amministrative stravinte sistematicamente dal centrosinistra, delle epurazioni censorie, dallo spaventoso calo di consensi di Forza Italia, eppure Prodi è già tornato a Bologna e le previsioni vedono ancora il Cavaliere futuro premier. Non abbiamo davvero imparato niente? Cos'è successo di così grave in questi due anni per giustificare la "nostalgia" di Tremonti, Calderoli e Castelli?

In primo luogo, l'indulto, senza dubbio la mossa più masochistica che un governo appena eletto e con una maggioranza risicata potesse fare: un provvedimento peraltro viziato da un inciucio insopportabile con Forza Italia, per comprendere anche i reati dei colletti bianchi (e far uscire Previti di galera). In secondo luogo, la miriade di promesse elettorali (il famoso programma dell'Unione) fatte e non mantenute, dall'abrogazione delle leggi vergogna alle riforme del conflitto d'interessi e del sistema radiotelevisivo; tutto è rimasto intatto, grazie a Mastella e ad alcuni centristi che hanno ricattato Prodi per due anni interi. E allora dove nasce questa fantomatica "antipolitica", se non proprio in quell'elettorato di centrosinistra che aveva portato Prodi alla vittoria sperando che riuscisse davvero a cancellare le vergogne fatte dal centrodestra, e restando per l'ennesima volta deluso dalla litigiosità della coalzione? La gente che va in piazza con Grillo, che seguirà il suo consiglio di non votare, è per la maggior parte gente di centrosinistra.

Personalmente, ci sono un paio di cose che fatico a comprendere da qualche settimana a questa parte. La prima, il fatto che da quando è iniziata la campagna elettorale Walter Veltroni, il sindaco pluripremiato e superelogiato per il "modello Roma", all'improvviso sia diventato, agli occhi di qualcuno, uguale a Berlusconi; la strategia Veltrusconi, quella di premere sul pericolo inciucio tra Pd e Pdl nella quale ci sono cascati un po' tutti, da Bertinotti a Beppe Grillo, da chi è partita se non da Berlusconi medesimo, già ai tempi del dialogo sulla legge elettorale?
Di Berlusconi, poi (e qui arriviamo al secondo punto), fatico a comprendere le ultime uscite. Posto che tirare fuori Mangano facendo l'elogio dell'omertà serve ad attirare i voti mafiosi, che bisogno c'era di ritirare fuori la storia dei comunisti, dei brogli, della falsa laurea di Di Pietro, del "criminoso" Santoro e dei giudici da sottoporre ad esami mentali (Licio Gelli docet)? E che bisogno c'era di delirare di fantasiose cordate di famiglia per Alitalia in nome dell'"italianità"? Tra l'altro l'italianità è un mostro che viene a galla ogni volta che ci sono loschi interessi politici in gioco: dovremmo imparare a diffidare di questo termine.

In ogni caso, anche se il voto dovrebbe essere uno strumento con cui esprimere une preferenza per il candidato o il partito che si sente più vicino alle proprie idee, devo prendere atto che candidati e partiti vicini a me non ce ne sono. Ciò non toglie però che tra gli incapaci e (a volte) disonesti e i disonesti pericolosi, la scelta cade logicamente sui primi; forza Uòlter dunque, anche se avevo promesso a me stesso, dopo aver votato Ulivo due anni fa, che una simile stronzata non l'avrei mai più fatta. Cavillo alla mia promessa, la mia croce di grafite andrà sull'Italia dei Valori di Di Pietro, di cui si può dire tutto ma non che non sia una persona onesta, seria e per bene. Dato che non possiamo avere politici di livello, votarne uno onesto serve a farci essere un po' meno pessimisti.

1 commento:

benny zurlo ha detto...

grande fratè...spero che parecchia gente si sia convinta così come ho fatto io perchè lo spauracchio del cavaliere è dietro l' angolo...