martedì 1 aprile 2008

Non ci siamo per niente



Ci risiamo. A sei anni di distanza dall'ultimo "editto bulgaro", Berlusconi torna ad attaccare Santoro ed Annozero, affermando che il giornalista "continua impunemente a fare un uso criminoso della tv pubblica". C'è da scommettere che, in caso di ritorno al governo del cosiddetto Cavaliere, Santoro sparirà nuovamente dagli schermi come qualche anno fa, negli stessi giorni in cui peraltro la Corte dei Conti ha recapitato un “invito a dedurre” ai dirigenti Agostino Saccà (all'epoca dg) e ad Antonio Marano (direttore di Raidue) sul mancato impiego, nel periodo dal 2002 al 2005 dello stesso Santoro e di Sandro Ruotolo.

Il fatto più preoccupante non è però l'ennesimo diktat neofascista, specie in questa campagna elettorale in cui Berlusconi ci ha abituati a continue dichiarazioni insensate, dal caso Alitalia a Ciarrapico, dal "voto utile" agli attacchi al Quirinale, dalla sterile polemica con Prodi sull'Expo 2015 agli insulti gratuiti a Di Pietro. Ciò che preoccupa è invece il silenzio dei suoi avversari, Veltroni compreso; se infatti nel 2002 la reazione del centrosinistra fu veemente (almeno a parole) nel difendere la libertà di opinione e nel criticare il conflitto di interessi, stavolta un assordante silenzio si è abbattuto su Annozero.
Anzi, ci ha pensato il Partito Socialista (occhio al portafogli) a rincarare la dose, definendo Santoro "campione di faziosità che in ben 74 puntate e in quasi tre anni, è riuscito a non invitare mai Enrico Boselli". Intanto, le puntate di Annozero sono state finora 49, e in meno di due anni dato che il ritorno in Rai di Santoro è datato 14 settembre 2006. In secondo luogo, forse sarebbe stato più appropriato prendersela con i telegiornali, o con Vespa, o con le reti Mediaset piuttosto con una trasmissione che va in onda per due ore alla settimana. Ma la frustrazione derivante dall'essere stati scaricati da Veltroni e dalla consapevolezza di non avere idee nè elettori può giocare brutti scherzi.

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