All'improvviso, nella nostra società aspirante multietnica, è scoppiata la grana dell'immigrazione. La comunità romena in Italia sembra essersi quintuplicata rispetto a qualche anno fa, e guarda caso la maggior parte degli stranieri, specie se clandestini, commettono furti, stupri, omicidi. Questo traspare, ogni giorno, dai mezzi di informazione.
Ovviamente c'è qualcosa che non va. L'immigrazione clandestina e il tasso di delinquenza all'interno delle comunità straniere in Italia sono due problemi presenti ormai da anni, da quei lontani primi anni '90 in cui sbarcarono migliaia di cittadini albanesi, in fuga dalla guerra civile, senza dimenticare africani, turchi, romeni stessi. Si è fatto qualcosa per affrontare la questione?
L'attuale legge Bossi-Fini, con le sue contraddizioni, non si è dimostrata all'altezza, questo è certo: serve una nuova regolamentazione degli ingressi. Ma non ci si può fermare a questo per spiegare il senso di insicurezza che domina le menti degli italiani: questo nasce da un altra necessità più forte, fondamentale in uno Stato civile, ovvero la certezza della pena. Dopo cinque anni di leggi contro la giustizia e di lotta serrata tra politica e magistratura non si può pretendere di dare sicurezza ai cittadini solo con un "pacchetto sicurezza". Si deve fare di più, si devono scrivere leggi ascoltando anche il parere di chi le leggi deve applicarle e farle rispettare, ovvero i magistrati. Se si continua ad attaccarli sempre e comunque non si arriva da nessuna parte.
Nessun commento:
Posta un commento