Qualche settimana fa Antonino Randazzo, dopo una visita a Palazzo Grazioli in cui Berlusconi, si pensò, gli aveva proposto di entrare nel suo partito in cambio di una crisi di governo, disse che il Cavaliere era «un incantatore di serpenti» e declinò gentilmente l'offerta. Ora si viene a sapere, dalla bocca dello stesso senatore Randazzo, che l'offerta oltre ad essere politica (un posto da viceministro o sottosegretario nel prossimo eventuale governo di centrodestra) era stata anche economica, anche se attraverso un intermediario. La notizia arriva dopo che il quotidiano la Repubblica ha rivelato che esiste un'indagine, da parte della Procura di Napoli, su Silvio Berlusconi per corruzione di Agostino Saccà (ex dg Rai, lo stesso che cacciò Biagi e Santoro) e per istigazione alla corruzione di Randazzo e altri senatori.
Istantaneamente, tutto il centrodestra come un sol'uomo ha tuonato contro la «magistratura giacobina», il «complotto politico» e la «giustizia ad orologeria». Per Bonaiuti «siamo come sotto Pinochet», per Buttiglione «i giudici sono convinti che Berlusconi sia sempre colpevole», Capezzone parla di «jihad giudiziaria» e Cossiga chiede che «il ministro della Giustizia intervenga come ha fatto con De Magistris» (la regola Mastella: un magistrato indaga su di te? Pussa via!).
Nel mio piccolo, vorrei esprimere anch'io la mia solidarietà al mio presidente (nel senso di presidente del Milan, di cui sono tifoso) e ne spiego subito i motivi. Non certo perché Berlusconi mi sia simpatico, anzi. Ma perché questa indagine non nasce da un'iniziativa dei magistrati di Napoli, bensì da un'altra inchiesta, sulla costituzione di fondi neri all'estero da parte di personaggi legati al mondo della fiction e in rapporti d'affari anche con la Rai; in altre parole, una coincidenza, una botta di fortuna (o di sfortuna, dipende dai punti di vista), come spesso capita. Che sfiga, Silvio!
Istantaneamente, tutto il centrodestra come un sol'uomo ha tuonato contro la «magistratura giacobina», il «complotto politico» e la «giustizia ad orologeria». Per Bonaiuti «siamo come sotto Pinochet», per Buttiglione «i giudici sono convinti che Berlusconi sia sempre colpevole», Capezzone parla di «jihad giudiziaria» e Cossiga chiede che «il ministro della Giustizia intervenga come ha fatto con De Magistris» (la regola Mastella: un magistrato indaga su di te? Pussa via!).
Nel mio piccolo, vorrei esprimere anch'io la mia solidarietà al mio presidente (nel senso di presidente del Milan, di cui sono tifoso) e ne spiego subito i motivi. Non certo perché Berlusconi mi sia simpatico, anzi. Ma perché questa indagine non nasce da un'iniziativa dei magistrati di Napoli, bensì da un'altra inchiesta, sulla costituzione di fondi neri all'estero da parte di personaggi legati al mondo della fiction e in rapporti d'affari anche con la Rai; in altre parole, una coincidenza, una botta di fortuna (o di sfortuna, dipende dai punti di vista), come spesso capita. Che sfiga, Silvio!
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