martedì 7 luglio 2009

Let's kick Salvini out


E' divertente vedere come in Italia si possa dire e fare tutto e il contrario di tutto senza aver paura di pagarne mai le conseguenze. Senza scomodare i gravi casi Parmalat e Cirio (Tanzi e Cragnotti non marciranno in carcere che per pochi mesi, chissà cosa ne pensa Madoff, condannato a 150 anni), un esempio calzante si può trovare nel calcio. Ebbene sì, lo sport più popolare e seguito del nostro belpaese. Solo un mese fa, il 18enne Mario Balotelli, talento dell'Inter e della Nazionale Under 21, prendeva parte agli europei di categoria, e c'era chi si preoccupava per lui e per i cori e le provocazioni di cui era stato vittima. In campionato, il più gettonato era "Non ci sono negri italiani". In campo internazionale, ai "buu" dagli spalti si aggiungevano le provocazioni dei giocatori in campo, ben consapevoli della debolezza psicologica dell'interista. E cosa dicevano opinionisti e tuttologi nostrani? Il razzismo è "stupido", "non è degno di un paese civile", "Balotelli è italiano come noi", eccetera eccetera.
Qualcuno ha dimenticato però che il 7 maggio scorso, un certo deputato leghista, tale Matteo Salvini, da leghista convinto e "da milanese che prende il tram", aveva avanzato una piccola proposta: a Milano ci sono troppi extracomunitari e tolgono, oltre "al lavoro agli italiani" (pezzo forte delle campagne elettorali della Lega Nord), anche i posti a sedere ai milanesi. Perciò la soluzione, per questo giovane "onorevole", era riservare posti ai milanesi, distinguendogli dagli "altri". Proposta appoggiata anche da una sua collega di partito, Raffaella Piccinni (e poi dicono che servono le quote rosa), con una differenza: anziché la distinzione "milanesi-altri", un'altra distinzione, cioè "extracomunitari-altri". Un'idea in puro stile apartheid, 15 anni dopo l'abolizione della segregazione razziale in Sudafrica. Se Nelson Mandela fosse morto, si rivolterebbe nella tomba: per fortuna è vivo, e non sarebbe male chiedergli una sua opinione.
La proposta di Salvini&Piccinni passò quasi inosservata, considerata "la solita idea razzista della Lega", come si parla delle marachelle di qualche ragazzino. Il problema è che non si parla di ragazzini capricciosi: si parla di un partito che è al governo. Oggi l'eroe Salvini torna a far parlare di sè, con un video, pubblicato da Repubblica e che ha fatto velocemente il giro del web, in cui intona cori da stadio offensivi verso i napoletani. "Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati i napoletani...Son colerosi e terremotati...Con il sapone non si sono mai lavati...". Il deputato leghista, dopo essere stato attaccato, curiosamente, esclusivamente da politici di origini campane, si è incredibilmente difeso così: "La politica è questo governo, che ha ripulito Napoli da rifiuti e schifezze dopo anni di degrado. Il video in cui canto invece è un'altra cosa, è una festa tra amici che nulla c'entra con la politica, nel corso della quale si sono cantate canzoni da stadio. Quella messa in rete è la canzone sfottò che si canta ai tifosi del Napoli e poi ne abbiamo cantata subito dopo una contro il Verona". La famosa par condicio da stadio.
Allora umilmente mi chiedo: che senso ha, in un'Europa in cui la lotta al razzismo è affrontata in modo serio (vedi le iniziative globali contro la xenofobia negli stadi), scandalizzarsi di fronte ai "buu" a Balotelli, quando abbiamo deputati della maggioranza che si vantano di cantare cori contro napoletani, o veronesi, o di Roncobilaccio? Ed è mai possibile che in questo Paese non si dimetta mai nessuno, dal presidente del Consiglio-pappone ai ministri che cantano "abbiamo un sogno nel cuore, bruciare il tricolore" (Bossi, Castelli, Maroni e Calderoli in Svizzera, qualche anno fa), dal capo di un partito condannato per finanziamento illecito (Bossi) al ministro inquisito per corruzione (Fitto) ai tanti deputati con problemi di giustizia, ai giudici costituzionali che vanno a cena con colui il cui destino dipende da una loro sentenza (Mazzella e Napolitano a cena con Berlusconi, Alfano, Ghedini e Gianni Letta) fino ad arrivare al piccolo Salvini? Certi quotidiani, anziché fare 10, 20 o 30 domande a questo o a quello, dovrebbero iniziare ad usare questa parola: DIMISSIONI. Finché l'unico che parla di dimissioni è Di Pietro, considerato ormai alla stregua di un rivoluzionario sandinista, non ci potremo lamentare del perché all'estero tramino per cacciarci via dal G8 a calci nel culo.

UPDATE: Salvini alla fine si è dimesso, ma solo perché "per fare l'europarlamentare avrei dovuto dimettermi", e non per il video. Insomma, dopo Mario Borghezio, Clemente Mastella, Barbara Matera e affini, un altro caso di fuga di cervelli a Bruxelles. Per la serie "esportiamo soltanto il meglio"...

2 commenti:

Pietro ha detto...

ma quel logo l'hai preso da Scudetto! :D

Donato ha detto...

noi tifiamo napoli. tiè!!