lunedì 13 settembre 2010

Italia Sovietica

Nel Pdl regna il caos, tutti litigano con tutti, ma chissà perché, a Berlusconi basta comprare Ibrahimovic e Robinho per riconquistare i favori del pubblico. Si fa per dire, dato che secondo gli ultimi sondaggi il governo è ai minimi storici di gradimento: la brutta notizia è che l'opposizione non guadagna. In altre parole, se si votasse di nuovo oggi, Pdl e Lega vincerebbero di nuovo.
A parte ciò, un paio di cose mi hanno colpito particolarmente. Una riguarda il Pdl, l'altra Berlusconi.
Qualche giorno fa, una autorevole esponente eletta nel Pdl, ora nel gruppo di Futuro e Libertà, Angela Napoli, intervistata da quel simpaticone di Klaus Davi, si è lasciata sfuggire una frase di quelle forti, facile a fraintendimenti. Si parlava della legge elettorale, con i candidati decisi 'dall'alto', le liste bloccate, e Davi spara la sua domanda da un milione di dollari: è possibile che qualche attuale deputata si sia prostituita per avere un posto in lista? "Non lo escludo, purtroppo può essere vero, e questo porta alla necessità di cambiare la legge elettorale", risponde la Napoli. Subito un coro di insulti è arrivato addosso alla povera finiana, soprattutto da parte di alcune deputate del Pdl che, sentendosi offese, l'hanno querelata (se ci fossero dubbi su chi si fosse prostituita per arrivare in Parlamento, leggendone i nomi ce ne saranno di meno). Secondo la Napoli, la feroce ed ipocrita 'condanna' alle sue parole è arrivata solo perché si cercava un pretesto per attaccarla, per farle pagare il prezzo della sua adesione a Fli. Queste le sue parole:
Avendo scoperto che vivo scortata da otto anni, che ho denunziato collusioni mafia-politica senza distinzioni di appartenenza, che un collaboratore di giustizia ha dichiarato che le cosche della Piana di Gioia Tauro avevano deciso di farmi fuori, su ordine di un politico, sarà nata sicuramente tanta delusione! Ed ecco che si saranno detti: “Brutta traditrice, appena possibile te la faremo pagare!” E così è stato! Non sarebbe, infatti, giustificabile in altro modo il polverone sollevato da colleghe, solo del PDL, che ancora oggi dovrebbero spiegarmi il perché, pur non chiamate in causa, abbiano provato “vergogna” fino al punto di dover ventilare querele. Probabilmente ho un grosso peccato da espiare: ho, senza tentennamento alcuno, aderito al gruppo Futuro e Libertà per l’Italia e non ho “ossequiato” il Presidente del Consiglio.
Per la legge della par condicio, poi, non poteva mancare, ad una dichiarazione di una 'colomba' finiana, quella di un 'falco' berlusconiano. Così, in assenza di cervelli abbastanza pronti da metterci una pezza in tempo, ecco l'erede di Gasparri, l'uomo dalle mille dichiarazioni, il nuovo idolo pidiellino dalla lingua veloce quasi come il piede di Achille: Giorgio Stracquadanio. Ecco le sue parole, direttamente dal dispaccio dell'Ansa.
«È assolutamente legittimo - sostiene Stracquadanio - che per fare carriera ognuno di noi utilizzi quel che ha, l'intelligenza o la bellezza che siano. È invece sbagliato pensare che chi è dotato di un bel corpo sia necessariamente un cretino. Oggi la politica ha anche una dimensione pubblica. Ci si presenta anche fisicamente agli elettori. Dire il contrario è stupido moralismo». Per il deputato ognuno ha il diritto «di assecondare le virtù che la natura gli ha dato e di farne degno utilizzo in un congruo collocamento esistenziale. Sono fatti privati. Ognuno deve disporre del proprio corpo come meglio crede. Non mi interessa. Fino a quando esiste consenso non c'è violenza e se non c'è violenza non c'è problema». Per essere ancora più chiaro, Stracquadanio spiega che l'eventuale uso del proprio corpo per raggiungere un obiettivo di carriera politica non deve comportare le dimissioni. «Se anche una deputata o un deputato facessero coming out - spiega infatti Stracquadanio - e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza, non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato».
Parole sante. Perché mai una deputata arrivata in Parlamento grazie alle sue doti nell'arte della seduzione dovrebbe dimettersi se scoperta? "Sono stata furba, l'ho succhiato bene ma non lo sa nessuno. Ora sto qua e ci resto. Tiè!". In barba a ragazzi e ragazze che dopo la laurea faticano a trovare un lavoro che consenta loro di pagare almeno l'affitto della propria stanza.

Bene, ora passiamo al caro Silvio. Negli ultimi giorni si è dotato di mitragliatrice e ne ha sparate tantissime, troppe. Prima va in Russia e si lascia scappare un "Putin è un dono del Signore al vostro popolo" (la Politkovskaya e gli altri dissidenti uccisi si staranno rivoltando nella tomba). Poi telefona alla "scuola di politica" (sic) del Pdl a Gubbio per dire "Forza Italia e Forza Milan", col solo risultato di portare sfiga proprio al Milan, sconfitto a Cesena (per lui, però, la colpa è stata degli arbitri che hanno "negato tre gol al Milan". E perché? Perché "erano arbitri di sinistra", ovviamente). Infine, va dalla Meloni alla festa dei giovani del Pdl, e ne spara due ancora più belle. La prima è una battuta, ovviamente di cattivo gusto, e riprende un'altra stronzata già detta tempo fa. I ragazzi non trovano lavoro, non hanno denaro, non possono farsi una famiglia? "Sposate uno ricco, mia figlia è libera", la splendida ricetta di questo anziano miliardario. Ecco, sì, è una battuta, certo. Sarà una battuta, ma a me fa parecchio incazzare, dato che sono laureato da un anno e mezzo e guadagno ancora 400 euro al mese senza uno straccio di assunzione in vista. Che fai, prendi per il culo?
Seconda massima: la Meloni gli chiede conto (clamorosamente) dei delinquenti in lista nel Pdl, nel governo, degli inquisiti, dei condannati, degli imputati. Sentendosi punto nell'orgoglio (lui sì che ne ha, di processi alle spalle, una caterva), Silvio rinsavisce e la spara enorme:
«Sono assolutamente d'accordo ma con una precisazione e cioè che il giudizio non lo dia una certa magistratura, ma un organo interno al nostro partito». Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di Atreju, la festa dei giovani del Pdl rispondendo al ministro Giorgia Meloni che gli chiede se non sia il caso di inserire le norma dell'incandidabilità per chi ha avuto problemi con la giustizia.
Vorrei parlarci ora, con un elettore a caso del Pdl, e chiedergli: ma sei proprio sicuro di essere di destra? Perché a me, francamente, queste idee ricordano lo stalinismo più puro. Per fortuna, non sono l'unico a pensarla così.

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