martedì 28 giugno 2011

I giovani non contano un cazzo

La specialità dell'Italia è il parlar d'altro. Il negare l'evidenza. Il dire che c'è di peggio. Si continua a far fatica a sopportare altrimenti la presenza, ancora in Consiglio regionale della Lombardia a 13mila euro al mese, di tale Nicole Minetti, diventata ormai famosa come la preferita di Berlusconi, la raccomandata nel listino bloccato, la ex valletta, ex igienista dentale, ex ballerina, ora presunta maitresse di Villa San Martino, titolare di uno stipendio maggiore di dieci volte a quello di un normale neolaureato italiano solo (ma questa è una visione faziosa) per via della sua bravura nel raccattare prostitute o presunte tali o aspiranti tali e portarle direttamente nel letto del suo padrone.
Ora, negli ultimi anni abbiamo certamente visto davvero tante cose scandalose. Ma il pelo sullo stomaco può non bastare davanti a qualcosa del genere, anche se i grandi editorialisti continuano a spacciare tutto per normale. Lilli Gruber, qualche sera fa, è stata commovente. "I giovani in questo Paese, che sono penalizzati su tutti i fronti, arriveranno con i forconi a un certo punto, perché non è possibile vivere in un Paese dove ci sia una assenza così forte di regole e di cultura delle regole e che tutto questo venga minimizzato. Io sono indignata, Belpietro, tu dici che in fondo così fan tutti, io penso che intanto non dovrebbero far così tutti e penso che il potere debba rispondere a delle regole di trasparenza. Tutta questa melma che sta venendo fuori in questo giorni non è rassicurante". Mai avevo visto la Gruber incazzarsi così tanto. Ma ciò che mi ha fatto incazzare di più è stato vedere la risposta di Belpietro. "Ma non ho detto questo...ma sono d'accordo...ma le regole devono valere per tutti...io sono per le regole, facciamo le regole...ma non le scopriamo solo adesso certe cose...il malcostume nasce in 60 anni di storia della Repubblica...non è peggiorato, basta ripassarsi un po' di storia patria...va benissimo cambiare, ma fino in fondo e per tutti". Parole vuote, con quel ghigno odioso. Il bisogno di parlare sempre d'altro, la faccia come il culo di chi si ostina a rifiutarsi di prendere una sacrosanta posizione e LAPIDARE il politico corrotto di turno, che si chiami Romano, Papa o Berlusconi.
Secondo qualcuno, il voto di Napoli e Milano e quello del referendum ha rappresentato una svolta. La gente non crede più ai Berlusconi, ai D'Alema, e ragiona sempre di più con la propria testa, anche attraverso i social network. A parte che scoprire che gli italiani si sono svegliati solo dopo i maghrebini, mi fa dubitare ancora una volta della nostra presunta superiorità culturale (non rispetto agli africani, ma rispetto al resto del mondo, di cui tanto blateriamo). A mio avviso, siamo solo un popolo di pecoroni, che dopo 20, 30 anni di berlusconismo non è ancora capace di capire nulla di quello che succede intorno a noi, e continua a dare fiducia a chi dice che abbasserà le tasse da 17 anni, e non accenna a cambiare strategia nemmeno quando si capisce, una volta di più, che le tasse vogliono abbassarle solo a quei "poverini" che hanno lo yacht e che sono, ahiloro, costretti ad evaderle.
C'è però una fetta larga della popolazione che di questa storia ne ha largamente piene le scatole. C'è chi non crede più che le intercettazioni siano uno scandalo perché violano la privacy. C'è chi non crede più che i magistrati siano il male e che Berlusconi sia una vittima. C'è chi non crede più che la P2, la P3, la P4 siano "invenzioni", "teoremi dei pm", e c'è chi è disgustato dal modo in cui questa gentaglia si è appropriata del nostro futuro, tra una manganellata ai No Tav e una firma mancata al decreto che dovrebbe liberare Napoli dai rifiuti (ma ora che ha vinto De Magistris, perché fare qualcosa per togliere la spazzatura dalla strada, quando c'è questa grande occasione di dimostrare che i napoletani hanno fatto male a votare a sinistra?).
Io mi incazzo quando penso che 20 anni fa, con una laurea presa in sei anni e con voto 108, adesso avrei un lavoro fisso e ben retribuito e non farei la fame come invece faccio, senza potermi permettere nemmeno una casa in affitto, senza aspettare che una botta di culo mi faccia trovare un aggancio e un lavoro un po' più retribuito, un miracolo per arrivare a mille euro al mese. I giovani, in questa Italia di merda, non contano niente, non hanno mai contato niente. E quando vanno in piazza e mettono a ferro e fuoco le camionette della polizia, senza peraltro ammazzare nessuno, dicono che sono teppisti, violenti, facinorosi. Non riescono a capire che se noi giovani ci incazziamo sul serio, altro che camionette a fuoco. Mettiamo a fuoco loro, dal primo parlamentare all'ultimo opinionista del cazzo.
Ci tocca un altro anno e mezzo di sofferenza, ma le prossime elezioni, se continuiamo così, saranno un'ecatombe. Altro che il fair play, l'alternativa, il "dispiacere umano" di cui parla Di Pietro. Io non sono dispiaciuto se Berlusconi è o sarà abbandonato proprio dai suoi galoppini più fedeli. Io sogno una nuova piazzale Loreto, per lui e per i suoi scagnozzi. E se dovrà essere solo figurata, e quel marmocchio non dovesse davvero essere appeso per i piedi in piazza, mi andrà bene uguale.

lunedì 13 settembre 2010

Italia Sovietica

Nel Pdl regna il caos, tutti litigano con tutti, ma chissà perché, a Berlusconi basta comprare Ibrahimovic e Robinho per riconquistare i favori del pubblico. Si fa per dire, dato che secondo gli ultimi sondaggi il governo è ai minimi storici di gradimento: la brutta notizia è che l'opposizione non guadagna. In altre parole, se si votasse di nuovo oggi, Pdl e Lega vincerebbero di nuovo.
A parte ciò, un paio di cose mi hanno colpito particolarmente. Una riguarda il Pdl, l'altra Berlusconi.
Qualche giorno fa, una autorevole esponente eletta nel Pdl, ora nel gruppo di Futuro e Libertà, Angela Napoli, intervistata da quel simpaticone di Klaus Davi, si è lasciata sfuggire una frase di quelle forti, facile a fraintendimenti. Si parlava della legge elettorale, con i candidati decisi 'dall'alto', le liste bloccate, e Davi spara la sua domanda da un milione di dollari: è possibile che qualche attuale deputata si sia prostituita per avere un posto in lista? "Non lo escludo, purtroppo può essere vero, e questo porta alla necessità di cambiare la legge elettorale", risponde la Napoli. Subito un coro di insulti è arrivato addosso alla povera finiana, soprattutto da parte di alcune deputate del Pdl che, sentendosi offese, l'hanno querelata (se ci fossero dubbi su chi si fosse prostituita per arrivare in Parlamento, leggendone i nomi ce ne saranno di meno). Secondo la Napoli, la feroce ed ipocrita 'condanna' alle sue parole è arrivata solo perché si cercava un pretesto per attaccarla, per farle pagare il prezzo della sua adesione a Fli. Queste le sue parole:
Avendo scoperto che vivo scortata da otto anni, che ho denunziato collusioni mafia-politica senza distinzioni di appartenenza, che un collaboratore di giustizia ha dichiarato che le cosche della Piana di Gioia Tauro avevano deciso di farmi fuori, su ordine di un politico, sarà nata sicuramente tanta delusione! Ed ecco che si saranno detti: “Brutta traditrice, appena possibile te la faremo pagare!” E così è stato! Non sarebbe, infatti, giustificabile in altro modo il polverone sollevato da colleghe, solo del PDL, che ancora oggi dovrebbero spiegarmi il perché, pur non chiamate in causa, abbiano provato “vergogna” fino al punto di dover ventilare querele. Probabilmente ho un grosso peccato da espiare: ho, senza tentennamento alcuno, aderito al gruppo Futuro e Libertà per l’Italia e non ho “ossequiato” il Presidente del Consiglio.
Per la legge della par condicio, poi, non poteva mancare, ad una dichiarazione di una 'colomba' finiana, quella di un 'falco' berlusconiano. Così, in assenza di cervelli abbastanza pronti da metterci una pezza in tempo, ecco l'erede di Gasparri, l'uomo dalle mille dichiarazioni, il nuovo idolo pidiellino dalla lingua veloce quasi come il piede di Achille: Giorgio Stracquadanio. Ecco le sue parole, direttamente dal dispaccio dell'Ansa.
«È assolutamente legittimo - sostiene Stracquadanio - che per fare carriera ognuno di noi utilizzi quel che ha, l'intelligenza o la bellezza che siano. È invece sbagliato pensare che chi è dotato di un bel corpo sia necessariamente un cretino. Oggi la politica ha anche una dimensione pubblica. Ci si presenta anche fisicamente agli elettori. Dire il contrario è stupido moralismo». Per il deputato ognuno ha il diritto «di assecondare le virtù che la natura gli ha dato e di farne degno utilizzo in un congruo collocamento esistenziale. Sono fatti privati. Ognuno deve disporre del proprio corpo come meglio crede. Non mi interessa. Fino a quando esiste consenso non c'è violenza e se non c'è violenza non c'è problema». Per essere ancora più chiaro, Stracquadanio spiega che l'eventuale uso del proprio corpo per raggiungere un obiettivo di carriera politica non deve comportare le dimissioni. «Se anche una deputata o un deputato facessero coming out - spiega infatti Stracquadanio - e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza, non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato».
Parole sante. Perché mai una deputata arrivata in Parlamento grazie alle sue doti nell'arte della seduzione dovrebbe dimettersi se scoperta? "Sono stata furba, l'ho succhiato bene ma non lo sa nessuno. Ora sto qua e ci resto. Tiè!". In barba a ragazzi e ragazze che dopo la laurea faticano a trovare un lavoro che consenta loro di pagare almeno l'affitto della propria stanza.

Bene, ora passiamo al caro Silvio. Negli ultimi giorni si è dotato di mitragliatrice e ne ha sparate tantissime, troppe. Prima va in Russia e si lascia scappare un "Putin è un dono del Signore al vostro popolo" (la Politkovskaya e gli altri dissidenti uccisi si staranno rivoltando nella tomba). Poi telefona alla "scuola di politica" (sic) del Pdl a Gubbio per dire "Forza Italia e Forza Milan", col solo risultato di portare sfiga proprio al Milan, sconfitto a Cesena (per lui, però, la colpa è stata degli arbitri che hanno "negato tre gol al Milan". E perché? Perché "erano arbitri di sinistra", ovviamente). Infine, va dalla Meloni alla festa dei giovani del Pdl, e ne spara due ancora più belle. La prima è una battuta, ovviamente di cattivo gusto, e riprende un'altra stronzata già detta tempo fa. I ragazzi non trovano lavoro, non hanno denaro, non possono farsi una famiglia? "Sposate uno ricco, mia figlia è libera", la splendida ricetta di questo anziano miliardario. Ecco, sì, è una battuta, certo. Sarà una battuta, ma a me fa parecchio incazzare, dato che sono laureato da un anno e mezzo e guadagno ancora 400 euro al mese senza uno straccio di assunzione in vista. Che fai, prendi per il culo?
Seconda massima: la Meloni gli chiede conto (clamorosamente) dei delinquenti in lista nel Pdl, nel governo, degli inquisiti, dei condannati, degli imputati. Sentendosi punto nell'orgoglio (lui sì che ne ha, di processi alle spalle, una caterva), Silvio rinsavisce e la spara enorme:
«Sono assolutamente d'accordo ma con una precisazione e cioè che il giudizio non lo dia una certa magistratura, ma un organo interno al nostro partito». Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di Atreju, la festa dei giovani del Pdl rispondendo al ministro Giorgia Meloni che gli chiede se non sia il caso di inserire le norma dell'incandidabilità per chi ha avuto problemi con la giustizia.
Vorrei parlarci ora, con un elettore a caso del Pdl, e chiedergli: ma sei proprio sicuro di essere di destra? Perché a me, francamente, queste idee ricordano lo stalinismo più puro. Per fortuna, non sono l'unico a pensarla così.

lunedì 14 dicembre 2009

Il verdetto per Tartaglia è di condanna a morte


Per l'appunto. L'ultimo post scritto da me riguardava Annozero, precisamente la puntata, la prima di questa stagione, sulla libertà di informazione. Il giorno dopo, fioccarono i commenti di chi la puntata, magari, non l'aveva nemmeno vista, ma aveva comunque qualcosa da dire: una specie di gara a chi spalava più letame, di cui ho dato conto proprio qui sotto e che vi invito a leggere. Ciò che vorrei sottolineare oggi, però, è una frase di Emilio Fede, pronunciata ieri sera durante il suo 'speciale' sull'aggressione (se vogliamo chiamarla così) a Berlusconi. "Chi semina vento, raccoglie tempesta", ha detto Fede. Verissimo. E infatti dopo settimane, mesi, anni di 'vento' su Annozero da parte del Pdl e della Lega, ieri si è raccolta la 'tempesta'. Luca Bertazzoni, che si trovava con il suo operatore a Milano per la manifestazione del Pdl durante la quale ha anche parlato il presidente del Consiglio (emblema della democrazia italiana: il capo del governo che fa un comizio in piazza nel quale attacca l'opposizione: se anziché da un palco lo avesse fatto da un balcone, saremmo a cavallo), è stato ripetutamente insultato da alcuni 'civilissimi' manifestanti. "Infami", "vergognatevi", "Santoro è uno stronzo", "tu sei un dipendente, fai disinformazione, racconti delle balle". Le stesse frasi che, con toni più o meno simili, leggerete anche qui sotto, nel mio precedente post citato poc'anzi. E poi dicono che la televisione non influenza nessuno.
Non contento, tra l'altro, il Fido Emilio fa una battutina sul povero Massimo Tartaglia, già diventato 'un malato di mente con problemi psichici' a reti unificate: "Inquadratelo questo mascalzone, inquadratelo - dice il direttore dell'imparzialissimo Tg4 - chissà, magari quando esce la gente potrebbe riconoscerlo, così magari...gli offriamo un caffè". Com'era, Emilio? Chi semina vento cos'è che raccoglie? A completare il lavoretto di istigazione all'omicidio, qualche gruppo su Facebook intitolato "Uccidiamo Massimo Tartaglia" e, soprattutto, Mattino 5 e il Tg1, che hanno intervistato il padre di Tartaglia facendo attenzione ad inquadrare per bene l'indirizzo di casa sua. Non sia mai che a qualcuno non venga in mente di andargli a fare una visitina.

venerdì 25 settembre 2009

Annozero: fuoco di sbarramento

Dopo la puntata di ieri sera di Annozero, i politici di tutti gli schieramenti si sono divertiti a commentare quella che per loro si è trattata di una vergogna, di informazione faziosa, eccetera eccetera. Insomma, le solite critiche a Santoro, mosse da chi spesso Annozero non lo guarda nemmeno. E infatti il leit motiv di queste dichiarazioni, delle quali vi riporto le più interessanti , è quasi sempre il "non ho visto la puntata ma dai commenti che ho letto la posso immaginare".

Ore 13.09. CICCHITTO (PDL) - «Dopo questo avvio del talk show della Rai possiamo misurare fino in fondo quanto sono bugiardi coloro i quali convocano per il 3 ottobre una manifestazione a difesa della libertà di stampa che sarebbe conculcata dal centro-destra». Lo afferma il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto. «Annozero rimane una trasmissione faziosa, contraddittoria con la natura del servizio pubblico. La prima trasmissione della nuova serie è stata costruita dall'inizio alla fine da Santoro per attaccare e diffamare Berlusconi. Travaglio può parlare in diretta televisiva senza contradditorio: si tratta di una operazione assolutamente inaccettabile sulla quale va richiamata l'attenzione del direttore generale della Rai, del Consiglio di Amministrazione e della Commissione di Vigilanza. Ci troviamo di fronte allo stravolgimento totale del senso di equilibrio che dovrebbe caratterizzare le trasmissioni della Rai. Detto ciò, risulta in modo assai evidente che la manifestazione del 3 ottobre si fonda su un falso. Infatti, a parte Annozero, quasi tutti gli altri talk show della Rai sono anch'essi politicamente orientati, anche se non raggiungono la faziosità ineguagliabile e irraggiungibile della trasmissione di Santoro». «D'altra parte, nessuno può sostenere che i principali quotidiani italiani sono favorevoli al Governo o al centro-destra. Allora da tutto ciò emerge che la manifestazione del 3 ottobre si fonda su una grande bugia».
Ore 13.11. CAPEZZONE (PDL) - «Chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per sentire ha compreso bene che la puntata di ieri sera di Annozero aveva un obiettivo: aggredire Silvio Berlusconi per un verso, e Vittorio Feltri e Il Giornale per altro verso». Lo dice Daniele Capezzone, portavoce del Popolo della Libertà… «Tutta la 'drammaturgia' del programma, la sequenza di 'contributi', i 'montaggi' erano volti a quel risultato. E sarebbe questa la funzione del servizio pubblico?».
Ore 15.50. LAINATI (PDL) - «L?ossessione di Cuillo e dei suoi compagni della sinistra Š sempre la stessa, vedono nei rappresentati della maggioranza fantomatici censori della libert… di stampa», dice il vicepresidente della Vigilanza Giorgio Lainati (Pdl) rispondendo a Roberto Cuillo (Pd) su Annozero. «E? la classica strategia dei militanti della sinistra che - secondo Lainati - per nascondere la faziosit… e l?illiberalit…, conclamata da anni, di Santoro e di Travaglio, personaggi che usano il servizio pubblico come una loro propriet… privata, facendo quello che vogliono al di fuori di qualsiasi norma di rispetto, di pluralismo e del contraddittorio, elementi fondamenti per poter parlare di libert… di informazione». «Cuillo - conclude Lainati - Š da tempo uno specialista della difesa d?ufficio di tutti i programmi sfacciatamente antigovernativi e di parte che il servizio pubblico manda in onda».
Ore 16.03. RAO (UDC) - L'attesa spasmodica, le polemiche e perfino una certa martirizzazione di Santoro nelle scorse settimane hanno certamente amplificato il clamoroso risultato ottenuto da Annozero in termini di ascolti. Insomma, tanto tuonò che piovve«. È il commento del deputato dell'Udc Roberto Rao, capogruppo centrista in commissione di Vigilanza Rai, ai dati audience di Annozero. »Chi ha scelto Annozero - prosegue Rao - sapeva di guardare un programma scomodo e dichiaratamente fazioso, che ha aggiunto all'indiscussa capacità televisiva di Santoro una buona dose di provocazioni, con qualche punta un pò troppo oltre il limite del buongusto«. »Di certo - aggiunge Rao - non è mancato il contraddittorio tra le parti, franco e senza censure: un ingrediente che non dovrebbe mai mancare in questi programmi e che i telespettatori dimostrano sempre di apprezzare e premiare«.
Ore 17.13. ROMANI (PDL, VICEMINISTRO COMUNICAZIONI) - «Assistiamo ad un progressivo imbarbarimento del servizio pubblico». Lo ha affermato il vice ministro delle Comunicazioni, Paolo Romani, commentando Annozero. «Ho avuto l'impressione - ha spiegato Romani - di una trasmissione dove gli argomenti venissero trattati da un demagogismo d'assalto e di maniera». «Mi sembra - ha proseguito - una trasmissione tendenzialmente inutile. Per di più avrebbe dovuto raccogliere un ascolto pazzesco, invece sembra sia stata battuta da un programma con altre velleità». Romani ha quindi escluso una sua partecipazione ad 'Annozerò: «Santoro è difficile che mi inviti perchè mi ha fatto una causa qualche anno fa quando l'ho definito killer mediatico. Causa che ha perso e ha dovuto anche pagare il mio avvocato. Quindi è difficile che mi inviti».
Ore 17.13. MERLO (PD) - «Abbiamo sempre sostenuto e detto che il pluralismo nella Rai c'è se la censura non esiste, se le notizie non si nascondono e, di conseguenza, se tutte le trasmissioni vengono regolarmente mandate in onda. Così, ci pare, è stato è sino ad oggi, seppur tra molte difficoltà», dice Giorgio Merlo (Pd), vice Presidente della Vigilanza. «Purtroppo, però - secondo il parlamentare - oggi il pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo è un confronto continuo tra l'adulazione acritica verso il potere e la faziosità e il settarismo eretti a sistema. Una domanda è d'obbligo: è questo il tanto decantato pluralismo del servizio pubblico? Se così è, ci dobbiamo rassegnare per il futuro ad uno scontro tra faziosità. Con tanti saluti all'informazione libera ed imparziale».
Ore 17.20. LEONE (PDL) - «Siamo rimasti allibiti dinanzi allo spettacolo di Santoro che fa della Rai una rete di parte e raccogliamo anche il mugugno e la protesta dei cittadini contro questo modo di far televisione», dice Antonio Leone (Pdl), vicepresidente della Camera dei Deputati.
Ore 17.20. CASOLI (PDL) - «La tv pubblica è una televisione che per sua natura deve essere al di sopra delle parti. Lo spettacolo di Santoro di ieri sera contraddice in maniera plateale la ragion d'essere della Rai»: è il giudizio del senatore Francesco Casoli (Pdl) sulla prima puntata di Annozero.
Ore 17.23. VALDUCCI (PDL) - «Purtroppo per Annozero libertà di stampa viene intesa come libertà di fango, possibilità dare addosso a Silvio Berlusconi e alla sua maggioranza senza alcun ritegno», dice il Presidente della Commissione Trasporti Poste e Telecomunicazione Mario Valducci (Pdl) in relazione alla prima puntata di Annozero. «Che tutto questo avvenga nella rete pubblica, pagata col canone di tutti i cittadini - aggiunge - pone degli interrogativi ancora maggiori. Del resto il clichè della sinistra è sempre lo stesso, antiberlusconiana, anti italiana, antipopolare».
Ore 17.33. SALTAMARTINI (PDL) - «Il solito, isterico processo a Berlusconi, orchestrato per lo più senza contraddittorio, con attacchi di carattere personale, molta confusione e approssimazione, e un unico risultato: imbarbarire il confronto politico». Lo dice la deputata Barbara Saltamartini, responsabile delle Pari opportunit… del PdL che aggiunge: «'Annozerò ci ha confermato ieri sera che in Italia non solo esiste un'ampia liberta di informazione ma anche di diffamazione».
Ore 17.52. ROMANI (PDL, VICEMINISTRO COMUNICAZIONI) - «Siccome siamo liberali non possiamo cacciare via nessuno». Lo ha detto il viceministro della Comunicazione, Paolo Romani, commentando la trasmissione Annozero di ieri. Romani ha quindi criticato Annozero spiegando che è la trasmissione di chi si sente autorizzato a fare opposizione: «finirà - ha concluso - prima o poi anche questa storia».
Ore 17.54. GASPARRI (PDL) - «Ad Annozero è andata in scena la solita becera faziosità che non meraviglia più nessuno. Il suo conduttore, con penosa auto referenzialità, prima piange e poi...». Lo dice il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri. «Ne torneremo a parlare quando ad Annozero - continua Gasparri - si parlerà di qualcosa di veramente scandaloso come le inchieste sulla sanità a Bari, di Tedesco e dei rapporti con D'Alema e la sinistra. Ma questo servizio alla libera, completa e corretta informazione non lo vedremo mai dagli eredi di TeleKabul».
Ore 18.58. SANTELLI (PDL) - «Nessuna novità sotto il sole di Annozero: Travaglio e Santoro hanno recitato la loro solita parte, quella a cui ci hanno abituato. E questa - si chiede Jole Santelli (Pdl), Vice Presidente della Commissione Affari Costituzionali e membro della Commissione di Vigilanza - sarebbe l'informazione 'controllatà dal centrodestra? Esiste per caso una trasmissione del servizio pubblico faziosa come Annozero?». «Viene da chiedersi - aggiunge - se per caso non sarebbe più democratico garantire un contraddittorio ai monologhi di Marco Travaglio, e se la tv pubblica, pagata dal contribuente, non dovrebbe per caso informare in maniera più equilibrata». «Ieri sera nelle case degli italiani, opportunamente influenzati dalla campagna di stampa che ha preceduto la messa in onda di Annozero, è entrata l'aggressione, la calunnia, la demagogia e certo non l'informazione».
Ore 18.13. BUTTI (PDL) - «Annozero, anche ieri sera, si è contraddistinto per il solito stile di giornalismo violento». È quanto dichiara il capogruppo Pdl in commissione di Vigilanza Rai, Alessio Butti. «La puntata scorsa è stata una ulteriore conferma - aggiunge Butti - che solo nel servizio pubblico italiano c'è un conduttore a priori contro qualcuno o qualcosa, e guarda caso sempre contro il centrodestra e contro il presidente Berlusconi. Occorre, come già ho fatto presente in commissione di Vigilanza, un contraddittore vero ai vari opinionisti di turno. E su questo condivido l'analisi del Direttore generale. Detto ciò, chiediamo a Masi non di chiudere le trasmissioni o gli approfondimenti che sono antigovernativi 'a prescinderè, ma di aggiungere altre voci - conclude Butti -, di indirizzo contrario. Perchè se la Rai deve essere l'azienda che fa della pluralità uno dei suoi capisaldi allora deve dare voce a tutti in modo adeguato».
Ore 19.01. FALLICA E VICECONTE (PDL) - «Dopo aver alzato un polverone attaccando Berlusconi e i dirigenti Rai al solo scopo di pubblicizzare il suo programma, Michele Santoro ci ha dato ieri sera l'ennesima dimostrazione della sua faziosità e del suo odio nei confronti del Presidente del Consiglio. Non è più ammissibile che i soldi che i cittadini versano alla Rai vengano utilizzati per finanziare trasmissioni che hanno come unico scopo quello di attaccare in modo violento e calunnioso le istituzioni democraticamente elette. Se Santoro vuole continuare con i suoi processi ideologici vada via dalla Rai e cerchi qualcuno disposto a ospitare le sue prediche e le accuse diffamatorie del suo degno compare Travaglio».Lo afferma Pippo Fallica del Pdl. «È davvero assurdo che gli italiani debbano pagare il canone per assistere a una trasmissione di partito. Per l'ennesima volta- aggiunge Guido Viceconte, altro esponente del Pdl- Santoro ha proposto una puntata faziosa, aggressiva e incompleta che viola le più elementari regole del servizio pubblico. L'ex parlamentare dei DS Michele Santoro si è ormai impadronito dei palinsesti Rai e si è messo al disopra delle regole del buon gusto, dell'obiettività e del rispetto. Fino a quando gli italiani dovranno subire questa prevaricazione?», conclude.
Ore 19.16. BALBONI (PDL) - «A tutti quei soloni che il 3 ottobre manifesteranno per difendere la libertà di stampa vorremmo dire che la fiera dell'insulto e della diffamazione andata in scena nella prima serata di Annozero è la migliore dimostrazione che in Italia non solo non esiste alcun bavaglio ai giornalisti, ma ce ne sono alcuni che impunemente possono dire qualsiasi cosa contro chiunque»: lo dice il senatore Alberto Balboni del Pdl che sottolinea come «Santoro ieri ha fatto uno spot contro la manifestazione del 3 ottobre, perchè ha dimostrato di poter infamare a suo piacimento senza censura e senza limiti».
Ore 19.34. SCAJOLA (PDL, MINISTRO SVILUPPO ECONOMICO) - «È ora di finirla. È l'ennesima puntata di una campagna mediatica basata sui pruriti, sulla spazzatura, sulla vergogna, sull'infamia, sulle porcherie» È questo il commento del ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola alla puntata andata in onda ieri sera del programma Annozero. Scajola annuncia: «Convocherò i vertici della Rai per verificare se trasmissioni come Annozero rispettino l'impegno, assunto dalla Rai nel contratto di servizio, a garantire un?informazione completa e imparziale».
Ore 19.37. SCAJOLA (PDL, MINISTRO SVILUPPO ECONOMICO) - «La televisione non può sostituire le aule dei tribunali soprattutto quando la magistratura non ha rilevato alcun elemento per aprire inchieste sul presidente del Consiglio. Stiamo attraversando una stagione di veleni che sconcerta i cittadini. Queste aggressioni sono la risposta disperata alla politica del fare del Governo Berlusconi, nell'illusione di sovvertire il risultato elettorale. La politica non può arrendersi a questa logica». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola a proposito alla puntata andata in onda ieri sera del programma Annozero. Per questo, ha annunciato Scajola «convocherò i vertici della Rai».
Ore 20.24. AMATO (PDL) - «Non è ammissibile che la Rai diventi il palcoscenico per improbabili tribuni del popolo che senza freni e senza inibizioni possano lanciare i loro strali contro il nemico di turno»: lo dice il senatore Pietro Paolo Amato (Pdl), componente della Comissione di Vigilanza Rai. «Questo, da un lato dimostra che non esiste alcun rischio per la libertà di stampa, ma allo stesso tempo impone una riflessione sul servizio pubblico - aggiunge -. Trasmissioni come Annozero confermano quanto la faziosità vanifichi il ruolo della Rai, che è quello di servizio pubblico. In nessun paese del mondo la tv di Stato è sistematicamente contro il governo, un atteggiamento che alla fine pesa anche sulle scelte degli stessi cittadini. Infatti, come non vedere un nesso tra la grande sacca di evasori e questi programmi che creano disaffezione nei telespettatori, ripercuotendosi sulle stesse finanze dell'Azienda. Per questo vorrei rinnovare l'invito agli esponenti del Pdl di non andare come ospiti ad Annozero, evitando di fare gli inutili spettatori dell'ennesimo giostra antiberlusconiana», conclude Amato.

martedì 15 settembre 2009

Questo sì che si chiama Regime



Tutto iniziò quindici anni e mezzo fa. Nel periodo più buio della storia dell'Italia, tra stragi di mafia, inchieste e tangenti, un uomo si affacciò alla finestra della politica italiana. Il Paese aveva imparato a conoscerlo tramite le sue televisioni, i suoi supermercati, le sue aziende, la sua squadra di calcio, ed impazziva letteralmente per questo imprenditore 57enne, autentico simbolo vincente. Nessuno immaginava i mezzi da lui usati per arrivare così velocemente al successo, neppure gli uomini a lui più vicini. Silvio Berlusconi scese in campo "per un nuovo miracolo italiano", riprendendo le parole di Oscar Luigi Scalfaro che aveva elogiato un'Italia che si stava risollevando dopo un bruttissimo biennio. Già allora, però, qualcuno urlò contro quello che sembrava un grosso pericolo per la democrazia: Indro Montanelli, direttore del quotidiano di punta della famiglia Berlusconi, quel Giornale da lui fondato vent'anni prima, scrisse chiaramente che non era opportuno che un editore facesse politica senza vendere i suoi giornali e le sue televisioni. Soprattutto considerando il fatto che la Fininvest da lui controllata aveva tecnicamente il monopolio della tv commerciale, e che se avesse voluto avrebbe piegato in quattro e quattr'otto anche la televisione pubblica. "Il giorno in cui disporrà di sei reti tv, tre di proprietà e tre della Rai - scriveva Montanelli - gli sarà facile farci vedere la luna a mezzogiorno e il sole a mezzanotte. Prepariamoci a cinque anni di regime: perché, più che un governo, quello del Cavaliere sarà un regime". Dalle televisioni della Fininvest arrivarono attacchi durissimi al direttore del Giornale. Emilio Fede chiese le sue dimissioni in diretta sul Tg4, Sgarbi, nella sua rubrica Sgarbi quotidiani, gli diede del "fascista" e del "vecchio rincoglionito". Fu lì che la maggior parte dell'Italia fece finta di non vedere: se, davanti a quegli attacchi dei due "scherani" del Cavaliere - come li definì Montanelli - gli italiani si fossero resi conto di ciò che poteva diventare il nostro Paese con l'informazione in mano ad un uomo solo, ora forse non saremmo a questo punto.
Andò al governo nel 2001, e dopo aver preso in mano la Rai ebbe gioco facile a far cacciare le voci dissonanti. Enzo Biagi, Michele Santoro, Daniele Luttazzi, Sabina Guzzanti furono presi a pedate e mandati via dalla televisione in cui lavoravano, e sostituiti con altri pseudoprofessionisti (Pierluigi Battista, Giovanni Masotti, Daniela Vergara, Clemente Mimun) che non riuscirono mai a raggiungere i loro stessi risultati in termini di ascolti, provocando dunque un danno enorme alla Rai a vantaggio, ovviamente, di Mediaset. Uno spettacolo di Paolo Rossi fu mandato in onda solo per metà perché ritenuto "pericoloso". Massimo Fini fu prima chiamato per una trasmissione e poi subito mandato via perché su di lui c'era "un veto arrivato da molto in alto" (parola di Antonio Marano, ex direttore di Raidue e ora vicedirettore generale Rai). Oltre a questi, una lunga lista di censure grandi e piccole, che servivano a colpire le voci dissonanti nel buon nome del governo. La televisione in chiaro, nel frattempo, perdeva un enorme massa di telespettatori a vantaggio di Sky, cresciuta vertiginosamente nel numero degli abbonati. La tv di regime non riuscì però a mascherare abbastanza bene gli insuccessi del governo, tanto che il centrodestra perse tutte le elezioni dal 2002 in poi, fino alle politiche del 2006, un sostanziale pareggio raggiunto anche grazie all'ingenuità del centrosinistra.
Nel 2006 arrivò Prodi, che anzichè cambiare la legge elettorale per raggiungere una vittoria vera (la maggioranza al Senato era di soli tre voti), decise inopinatamente di andare avanti: la prima iniziativa del suo governo fu però disastrosa, un indulto di tre anni che segnò il baratro nella fiducia nell'esecutivo. Dopo l'indulto, sventolato tra l'altro dal centrodestra come simbolo degli insuccessi di Prodi (nonostante fosse stato voluto e votato anche da Forza Italia, Udc e pezzi di Alleanza Nazionale, principalmente per salvare Previti dal carcere), arrivarono mille problemi. Dalle inchieste a Mastella alle bizze dell'estrema sinistra, fino ai capricci di Dini e Bordon, peraltro motivato da qualche offertina arrivata alla moglie attrice (come si scoprirà qualche mese dopo). Quando, un anno e mezzo fa, il ministro della Giustizia più indagato della storia dei Paesi occidentali si dimise per stare vicino alla sua famiglia e dopo qualche giorno fece cadere il governo (ripagato quest'anno da una bella candidatura in Europa con l'ex nemico Silvio), era scontato che sarebbe stato Berlusconi a tornare a Palazzo Chigi. Come era scontato, per chi non crede alle favole, che avrebbe messo tutto il suo impegno nel cercare di zittire tutte quelle voci contro che nel frattempo erano tornate in televisione (nella fattispecie, due: Santoro e Marco Travaglio). Invece si diceva che non lo avrebbe fatto, che era diventato uno statista e che stava lavorando sulla sua immagine per potere, un giorno, salire al Quirinale.
E invece negli ultimi mesi abbiamo assaggiato, e stiamo continuando ad assaggiare, tutto il potere mediatico berlusconiano, nel sostanziale silenzio di quelle istituzioni che dovrebbero essere super partes, ma che in realtà pensano soprattutto a difendere la propria poltrona. Corte Costituzionale a parte (che il 6 ottobre dovrà decidere sulla sorte del Lodo Alfano e su cui personalmente non nutro grandi speranze), ogni tipo di Authority ha taciuto colpevolmente su alcuni episodi che definire inquietanti è dir poco. Dopo l'inizio della battaglia di Repubblica partita con la partecipazione del premier ad una festa di compleanno di una diciottenne (che ora, grazie a quella storia, si atteggia a grande diva) e proseguita con le inchieste sull'imprenditore-pappone che aveva portato decine di prostitute a Palazzo Grazioli (capisco che la parola escort va più di moda, ma chiamarle prostitute fa più effetto) grazie soprattutto alla testimonianza di una di loro, Patrizia D'Addario (e anche lei, ora, si atteggia a grande diva), i contrattacchi delle novelle camicie nere si sono fatti attendere, ma alla fine sono arrivati.
Innanzitutto, Vittorio Feltri. Tornato al Giornale dopo qualche anno di assenza (nel frattempo aveva fondato un altro quotidiano, Libero, ora lasciato in comodato d'uso a Maurizio Belpietro), Feltri ha subito messo le cose in chiaro, ricordando le istruzioni che il padrone aveva usato anni e anni fa, prima di cacciare Montanelli dal suo Giornale. "Non dobbiamo usare il fioretto, dobbiamo usare il mitra", aveva detto Berlusconi all'assemblea di redazione del Giornale alla fine del 1993, all'insaputa di Montanelli. E dopo quasi sedici anni Feltri, stipendiato più o meno quanto il fantasma Ronaldinho, ha imbracciato il mitra ed ha iniziato a mirare. "Iniziamo da Dino Boffo", ha scritto qualche settimana fa, facendo capire che la lista è ancora lunga e che chi continuerà a dare fastidio verrà colpito senza pietà. Dopo Boffo, ora, è il turno di Fini, sul quale veleggia l'ombra di un presunto "dossier a luci rosse" del 2000, tenuto nel cassetto fino ad ora ma che, chissà, potrebbe venire fuori da un momento all'altro.
In secondo luogo, ma sicuramente non meno importante, la televisione pubblica. La Rai, nelle ultime settimane, sta tirando la corda per evitare che quest'anno vadano in onda programmi ritenuti "contro il governo" come Che tempo che fa di Fabio Fazio e Parla con me di Serena Dandini. A Report, gloriosa trasmissione di inchieste giornalistiche, destinataria di decine e decine di cause sempre vinte, è stata tolta l'assistenza legale e ora rischia di non andare in onda. Ballarò è stato spostato per permettere ai telespettatori di seguire lo speciale Porta a porta sulle meraviglie del governo che ha consegnato le prime case ai terremotati abruzzesi (ed è stato spostato anche Matrix, chissà perché). Su Annozero, e in particolare sulla presenza dello scomodissimo Marco Travaglio, i dirigenti Rai stanno premendo in maniera fortissima, sperando che Santoro getti la spugna e si decida a togliere di mezzo il giornalista torinese. "Quando parlano di Travaglio, parlano di Annozero", ha chiarito subito Santoro, deciso assolutamente ad andare in onda con la stessa formula degli anni scorsi e senza censure di nessun tipo. Nel frattempo, però, gli spot della trasmissione si sono visti solo su YouTube e su Facebook, grazie alla collaborazione degli internauti (me compreso).
Insomma, ciò a cui stiamo assistendo non è la prova tecnica di regime di cui vaneggia il Pd. Non c'è nessuna prova tecnica da fare: il regime c'è già. Se così non fosse, lo scandalo in cui è finito Berlusconi avrebbe avuto qualche effetto, anzichè essere continuamente definito "gossip" da tutti i telegiornali tranne uno (il Tg3). All'estero, nel frattempo, continuano a riderci dietro, anche se ormai ridere non serve più. Viviamo in un Paese in declino, in mano alla mafia, nel quale assassini e stupratori, corrotti e corruttori, evasori e furbetti la fanno franca. Con una stampa semilibera e una televisione nemmeno semilibera, costretti a sorbirci le bugie del governo e di troppi politici di destra e di sinistra su ogni telegiornale, in ogni trasmissione, senza che nessuno si svegli e protesti contro questa scandalosa sottovalutazione della nostra intelligenza. E ci ritroviamo a riflettere e a chiederci se forse non siamo proprio noi a sopravvalutarla, la nostra intelligenza.