martedì 15 gennaio 2008

God save the Queen


Dalla Gran Bretagna spesso arrivano, verso l'Italia, sermoni durissimi, che ci mostrano quanti difetti abbiamo e quante cose sbagliamo. Ricordiamo tutti le varie copertine dell'Economist contro Berlusconi ("unfit to lead Italy") o le prime pagine dei tabloid dopo l'ufficializzazione dell'ingaggio, da parte della nazionale inglese, di Fabio Capello (raffiguranti il tecnico di Pieris in gessato con un mitra in mano sopra la scritta "the Godfather").
Questa volta però l'hanno fatta grossa. E' uscita infatti la traduzione inglese del bestseller Gomorra di Roberto Saviano (titolo inglese Gomorrah - Italy's Other Mafia), subito apprezzato dalla critica inglese: l'Economist lo ha definito "uno dei libri più avvincenti e scomodi mai scritti sul crimine organizzato", il Guardian ha dedicato all'autore (peraltro attualmente sotto scorta dopo le minacce ricevute dalla camorra) due pagine di intervista e il mafiologo inglese John Dickie lo ha accolto con entusiasmo ("l'Italia ha bisogno di eroi così"). Tutto bene, se non fosse che nella versione inglese del libro è stato sbianchettato qualche particolare delle infiltrazioni camorristiche in Gran Bretagna, in particolare il nome di Antonio La Torre, arrestato nel 2006 in Scozia ed estradato in Italia, che aveva preso la cittadinanza britannica e stava facendo di Aberdeen una roccaforte criminale. Perché la legge inglese è diversa da quella italiana (il reato di associazione mafiosa non esiste), perché La Torre è innocente fino a condanna definitiva, perché è meglio non avere grane.
Saviano, che ha accettato anche se controvoglia le richieste dell'editore McMillan, si è dichiarato giustamente "scandalizzato dalla legge inglese sulla diffamazione, che arriva a impedire di chiamare un boss della mafia per quello che è". Ma come, non erano gli inglesi che insegnavano la regola delle 5 W? E la prima di quelle 5 W non è forse il "who?", ovvero il "chi"?

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